L'australiano si prepara alla gara in Thailandia con più attenzione e subito si vedono i risultati: 7° in Superpole e 8° in Gara 1 (poi retrocesso al 9° posto per sorpasso in regime di bandiera gialla), in entrambi i casi con tempi molto vicini a quelli del suo compagno di squadra, Chaz Davies. Ma l'australiano spende tutte le energie che ha, anche perché ha corso senza riserva d’acqua nella tuta! In Gara 2 parte comunque benissimo, sempre col suo stile inconfondibile che infiamma gli appassionati (anche per le caratteristiche sfiaccolate dagli slider degli stivali), col suo cuore e il suo “polso”, sempre con la sua guida irruenta e spigolosa, tanto spettacolare quanto in realtà oggigiorno poco redditizia. Ma con sé Troy porta anche i suoi anni e certamente nessuno degli avversari gli fa favori. Alla fine è 11°, dopo essere stato anche 6°.
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Tanto basta a Troy per capire due cose: è ancora veloce e l’ha dimostrato. Non ha senso continuare, quindi dopo Gara 2 annuncia che si ritira dal Mondiale SBK, stavolta per sempre. Un annuncio a sorpresa, mentre molti sono in realtà convinti che continuerà a sostituire Giugliano almeno fino a Imola, dati i risultati in crescendo. Bayliss ha capito di avere ancora la stoffa, ma anche che per confezionare il vestito che sarebbe certamente ancora in grado di fare dovrebbe tornare pilota al 100%, sacrificando molto della propria vita, che da anni va ovviamente in tutt’altra direzione. La cosa non è più fattibile, come dice Troy stesso nella sua dichiarazione, con parole serene, consapevoli, che parlano di amore per le corse, le moto e la Ducati, ma anche per se stesso e la propria famiglia.
Grazie, "Carrozziere", hai fatto ancora una cosa folle e bellissima, qualcosa che si andrà ad aggiungere a tutti gli altri motivi per cui ogni vero appassionato di moto non può non averti tra i propri idoli (guardate le foto nella gallery).