CORPI PICCOLI, SENSORI GRANDI
La soluzione era quella di miniaturizzare le fotocamere con sensore APS-C. La prima a provarci è stata Olympus, proprio lei, che con la E-300 del 2004 ha presentato una reflex con mirino di tipo Porro, che non sporgeva dal corpo: era stato possibile montarlo usando uno specchio che si muoveva lateralmente. La fotocamera era, in effetti, la più piccola tra le reflex digitali, ma tra dimensioni sue e delle ottiche era comunque molto più grande di una compatta, non c’era neanche da fare il paragone! Allora c'è chi ha presentato delle compatte, quindi con ottica fissa e non intercambiabile, ma con sensore APS-C, come la Sigma DP-1 del 2006. In pratica, la tieni in tasca come una compatta, ma le foto sono da reflex. Questo filone è stato ripreso da Leica, Fuji, Sony e Nikon, ma è rimasto di nicchia per quel discorso che dicevamo all'inizio: pochi sopportano il fatto di fare tutte le foto di un viaggio con una sola focale.
La rivoluzione è arrivata nel 2008, quando Panasonic ha presentato quella che sembrava una reflex ma che, di fatto, essendo priva di specchio, non lo era. Togliere lo specchio fa sì che la fotocamera divenga molto più piccola, inoltre anche le ottiche diventano più corte e strette. Era la prima mirrorless, un nuovo filone che tenta di mediare tra le dimensioni mini delle compatte e la qualità delle immagini ottenibili con le reflex, delle quali hanno anche la versatilità, dato che le ottiche sono intercambiabili. Dopo Panasonic, hanno preso quella via Olympus, Sony, Samsung, Pentax, Fuji, Ricoh, Nikon e Canon, ciascuno con una propria ricetta. Olympus è stata la prima a eliminare il mirino, cosa che ha ridotto ancora di più le dimensioni: accoppiata a uno zoom retrattile, la mirrorless è esattamente ciò che molti motociclisti sognavano da anni, la compatta tascabile con la qualità di una reflex. Canon è arrivata tardissimo e con poca offerta (un corpo e due ottiche), segno che non è convinta della cosa, tanto che, ultimamente, ha presentato una reflex vera e propria, ma piccolissima, la Eos 100D. I fotografi, di fronte alle mirrorless, sono divisi. In Usa e Giappone sono molto amate. In Italia ci sono più scettici che entusiasti. Molti non le trovano così piccole da sostituirsi alle compatte e trovano più prestigioso avere una reflex al collo (anche se poi la lasciano a casa). Altri, come il sottoscritto, sono entusiasti. Io ci vedo la risposta al mio desiderio di avere un sistema come l'Olympus OM, con corpi e ottiche piccolissimi. Oltretutto, la stessa Olympus ha in catalogo una mirrorless ispirata direttamente alle vecchie OM a pellicola: la OM-D (che è più plasticosa di quelle, ma fa ben 9 scatti al secondo ed è anche dotata di guarnizioni per poter essere utilizzata quando piove). Ho comprato una Sony Nex e ogni tanto, mentre la uso per lavoro, ricevo commenti scettici: pensano che io stia facendo un servizio professionale con una compatta. Invece, la qualità delle immagini che ottengo è a livello della mia attuale Canon Eos 40D, che però è nettamente superiore in termini di tenuta alla pioggia e alla polvere (elemento di valutazione importantissimo: molte volte non si può rimandare il servizio, se piove devi fare le foto lo stesso, devi arrivare ad amare la pioggia per potercela fare e le fotocamere non devono piantarti in asso).
Le mirrorless hanno molti limiti, alcuni dei quali dovuti al fatto di essere ancora troppo nuove. Quelle prive di mirino permettono di inquadrare solamente col display posteriore: e inquadrare in pieno sole non è facile come con il mirino. L'assenza dello specchio fa sì che, al posto del sistema a rilevamento di fase, venga usato quello a rilevamento di contrasto, che lavora male quando deve “agganciare” un soggetto in movimento, oppure quando la luce è scarsa. Le mirrorless di ultima generazione, però, hanno un sistema a fase inserito direttamente nel sensore, che dovrebbe rendere tali fotocamere precise quanto le reflex. Uso il condizionale, perché ancora devo provarne qualcuna. Per me, le mirrorless sono il migliore compromesso tra qualità, versatilità e ingombro. Ma l'effetto “foto di cui si è contenti finché non vedi i risultati ottenuti con sistemi migliori” si sta verificando anche con le mirrorless e, in generale, con le reflex APS-C. Perché le reflex full frame, cioè con sensore da 36x24 mm, stanno iniziando a diffondersi: e la loro qualità delle immagini è superiore a quella delle APS-C in termini di rumore di fondo agli alti Iso, incisione, estensione tonale e gamma dinamica. Il giorno in cui farò la traversata della Sardegna insieme a un amico con la full frame sarà un'altra occasione di crisi?