Gara 1 della SBK è stata segnata da due momenti chiave:
il brutto incidente tra Jonathan Rea e Chaz Davies, e qualche giro prima dalla caduta di Michael Van Der Mark. Il gallese, nonostante i danni alla vertebra L3 (frattura scomposta al processo traverso della terza vertebra lombare, senza interessamento midollare, oltre a una contusione al pollice sinistro), si ritiene fortunato per come sono andate le cose; illeso invece il pilota olandese di Yamaha, ma lo “stallonamento” della gomma posteriore ha suscitato non poca preoccupazione. Un episodio analogo era avvenuto qualche settimana fa a Donington, con Jonathan Rea: durante
Gara 1 il pilota Nordirlandese era caduto rovinosamente (fortunatamente senza conseguenze) dopo che la gomma posteriore della sua Ninja aveva iniziato a perdere progressivamente pressione, per poi sgonfiarsi del tutto. L’intervento di Pirelli era stato immediato:
per Gara 2 tutti gli pneumatici posteriori V0602 erano stati ritirati per accertamenti. Pirelli non aveva trovato alcuna anomalia...
Dopo l’episodio di Van Der Mark (avvenuto con una SC0 tradizionale), Pirelli ha analizzato la gomma “incriminata”, riscontrando un cedimento dello pneumatico sulla parte destra, più precisamente di una lacerazione partita dall’interno della gomma. I tecnici hanno fatto “2+2”: Crescent Yamaha e Kawasaki Racing Team chiedevano di montare gli pneumatici “a secco”, dunque senza utilizzo di lubrificanti per montare la gomma sul cerchio; inoltre i due team utilizzavano degli speciali trattamenti sui cerchioni posteriori in modo da minimizzare il chattering. La Casa milanese è subito intervenuta, chiedendo ai team di riportare le gomme posteriore in modo che venissero rimontate delle gomme analoghe ma con la procedura tradizionale.
Dopo questi fatti è nata una diatriba sul fatto che in regime di monogomma, il produttore (in questo caso Pirelli) dovrebbe controllare la pressione degli pneumatici, proprio come accade in Formula 1 oppure come fa Michelin in MotoGP. Nella WorldSBK la Casa della “Lunga P” fornisce indicazioni alle squadre sulle pressioni da utilizzare, ma i tecnici non hanno facoltà di verificare se queste indicazioni vengono rispettate o no. Secondo alcune “voci di paddock”, alcuni team sfrutterebbero questa situazione per cercare addirittura di migliorare la vita del pneumatico o guadagnare grip.
Come se non bastasse,
in Gara 2 compare un nuovo problema: Jordi Torres, mentre occupa una posizione da podio, è costretto ad alzare “bandiera bianca” per una foratura al pneumatico posteriore. Una SC0, come nel caso di Van Der Mark, e come nel caso dell’olandese la rottura dall’interno pare identica. Pirelli non ha mai avuto problemi di questo tipo in WSBK, e sembra strano che tutti questi incidenti siano avvenuti nell’arco di due Gran Premi: si tratta solamente di un caso fortuito?
In ogni modo Pirelli ha diramato un comunicato pubblicato domenica sera, che recita così: “
In seguito al problema riscontrato da Jordi Torres sul pneumatico posteriore della sua BMW in Gara 2, il Direttore Attività Sportive di Pirelli Moto Giorgio Barbier, ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è portare a termine in breve tempo analisi approfondite in modo da chiarire le circostanze e le cause di quanto accaduto. I nostri laboratori a Milano sono già al lavoro. Data la complessità di tali analisi, saranno necessari alcuni giorni per ottenere dei risultati. Nel frattempo, finché non avremo chiarito e risolto la natura del problema, assicuriamo che per il prossimo round del Campionato Mondiale FIM Superbike che si svolgerà a Laguna Seca utilizzeremo delle soluzioni già sperimentate con pieno successo in passato”.