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EDITORIALE
Una special ci salverà
Cresce la richiesta di moto uniche. Non solo emozionanti nella prestazioni e nel design, ma che siano differenti l’una dall’altra. E che possano esprimere la personalità di chi le guida
Voglio farmi la moto. Non nel senso che voglio comprare una nuova naked/turistica/enduro/sportiva/ (scegliete voi la categoria, vanno bene tutte), ma deve essere una moto tutta mia, che esprima il mio carattere. Se oggi entrassimo da un concessionario, non importa la marca che rappresenta, con questa richiesta saremmo presi per matti, o almeno per sprovveduti che non sanno dove sono capitati. La personalizzazione, se volete potete pure chiamarla customizzazione, è uno spazio che si sta aprendo e diventando sempre più interessante per chi compra e per chi vende. E non stiamo parlando di un serbatoio che vogliamo riverniciare, ma di una moto molto “speciale”. Quello che si coglie nell’aria è la voglia di una moto unica, una richiesta che sta diventando sempre più evidente. Subito dopo il Salone di Milano, parlavamo con un paio di operatori del settore che si sono affacciati al nostro mondo a due ruote da pochissimo: Carlo Bassi che è entrato da un anno in Borile e Ruggeromassimo Jannuzzelli, che ha rilevato con Sandro Capotosti la Moto Morini. Entrambi hanno già colto questa esigenza; l’affrontano però in maniera diversa. Per il primo Marchio può essere relativamente facile assecondare il cliente, quel genio di Umberto Borile costruirà la vostra moto su misura, magari tutta in alluminio spazzolato al millimetro, basta avere tempo di aspettare. Per la Moto Morini risorta dalle ceneri del fallimento, c’è l’innovativa idea di far a meno dei concessionari: vieni a prenderti la moto in fabbrica a Casalecchio di Reno, oppure te la portiamo sotto casa tua. Ovviamente ci pensiamo noi a sbrigare le faccende dell’immatricolazione. E siamo anche in grado di costruirtela nel colore che desideri, con la forcella che ti piace di più, con la potenza che vuoi. Senza dimenticarci di Headbanger e del suo patron Giorgio Sandi che a forza di “battere la testa” è riuscito a farsi notare, con risultati superiori alle aspettative, proprio uscendo dal mucchio dei modelli tutti uguali, costruendo sul gusto e sullo stile personale, arrivando a fare un telaio su misura, ma in perfetta regola con il Codice della Strada. Curare il più possibile il cliente, assecondarlo al massimo nelle sue richieste, sicuro che ti pagherà e ti ripagherà di quest’attenzione, quantomeno con la fedeltà. Insomma, tutto quello che una grande azienda non può fare, necessariamente impegnata a costruire milioni di esemplari per sopravvivere. Ma anche la grande azienda sta cominciando ad accorgersi di questa richiesta. Guardate la quantità di accessori che sono abbinati alle varie moto o come i configuratori su internet siano ben più completi oggi. Una volta potevate decidere solo i quattro colori base della vostra nuova naked. La vera eccezione tra le grandi è Harley-Davidson che il concetto di customizzazione lo ha nei suoi pistoni da sempre. Andare verso il cliente, aiutarlo nelle sue scelte senza influenzarlo, ma permettendogli di scegliere, è il futuro con il quale si dovranno confrontare domani i piccoli e i grandi produttori. E se poi non trovate la “moto dei vostri sogni”, potete sempre costruirvela: prendete un’affidabile, vecchiotta moto giapponese o una robusta bicilindrica italiana, riempitela degli accessori che si possono trovare sfogliando i mille cataloghi in internet, per la verniciatura c’è il vostro estro e un abile carrozziere. Procedete con il giusto ritmo, passo dopo passo, una pedana e una leva dietro l’altra. Con la soddisfazione, inappagabile, di ritornare a sporcarsi le mani di grasso.