Z1000: ECCELLE IN TUTTO La Zeta è la moto di chi è “tamarro” nel polso e nell’abito. Ha un manubrio largo e perfetto sia nella piega, sia nella distanza dal busto, ha pedane alte e arretrate quanto basta per essere sportiva senza stancare, ha una sella “scavata” dentro la moto. Senti la Zeta subito “in mano” perché non devi passare neanche un secondo ad adattarti a lei, alla posizione in sella e al modo in cui vuole essere guidata. È una di quelle moto che in un metro di strada ti hanno già detto come si comporteranno alla prima rotonda, alla prima frenata e… alla prima impennata. I tecnici di Akashi, su di lei, hanno fatto un gran lavoro di accentramento delle masse. Quindi la Zeta ha ora un equilibrio dinamico invidiabile, tutt’altra cosa rispetto alla precedente versione. L’avantreno è piantato ma non pesante: incide l’asfalto metro dopo metro ed è leggero, uniforme, “rotondo” nel cambiare direzione a 30 km/h come a... 230. Ha un rigore del tutto paragonabile a quello di una sportiva coi semimanubri; entra in curva neutra, precisa, sicura e segue con naturalezza il cambio di inclinazione che accompagna a centro curva, anche se il freno anteriore sta ancora rallentando la moto con intensità. È stabilissima nel percorrere la traiettoria impostata, pronta a rapide correzioni ed efficace in uscita di curva, dove ha un’ottima trazione e non ha alcuna tendenza ad allargare la traiettoria. Tutto questo si paga solo con un’eccessiva rigidezza del mono, che non filtra a dovere le sconnessioni. La frenata merita la lode. L’impianto anteriore è dolce nell’attacco, ma basta un dito sulla leva per ottenere una grandissima potenza, mentre il posteriore ha una buona modulabilità prima di raggiungere il bloccaggio. Il motore è semplicemente entusiasmante. Quei “furbetti” di Kawasaki non hanno solo creato il 4 cilindri con l’erogazione (nettamente) più vigorosa: hanno anche pensato bene di dotarlo della rapportatura più corta del gruppo. Risultato: la Zeta impenna di gas anche in terza, sgomma a comando ovunque non ci sia un’aderenza più che buona, accelera in modo formidabile e riprende con immediatezza anche in sesta, a 50 all’ora. E, sì, è anche dolce a comando. A volerle proprio trovare un punto (un puntino…) debole, la rapportatura corta equivale a regimi più elevati delle concorrenti in autostrada, dove basta superare di poco la velocità codice per avvertire vibrazioni, mai intense da infastidire, al manubrio e alle pedane.