Prova: Scorpa T-Ride 250F.
La T-Ride è concepita come un incrocio tra una moto da trial e una da enduro, così da poter avere le caratteristiche che le permettono di arrampicarsi sulle stradine di montagna. Il telaio è in acciaio perimetrale.
Caratteristiche
CARATTERISTICHE Molti attendevano il ritorno della moto da alpinismo
e Scorpa ne ha dato una sua interpretazione. La T-Ride ha un’impostazione
molto enduristica, ma, deriva sempre da una trial. Il trialista, pur trovandola
pesante (sul quintale netto a secco), vi ritrova il tipico comportamento
di motore e telaio delle gazzelle da gara e riesce farci cose molto tecniche.
L’endurista tranquillo in questa moto trova una soluzione sorprendente,
perché non è scomoda come una trial, ma è molto più facile di una enduro
e, con 7 litri di serbatoio, consente di percorrere 100-150 km di fuoristrada.
Motore
MOTORE La T-Ride utilizza il bialbero 5 valvole della Yamaha WR250F,
ma con una diversa fasatura dei due alberi a camme, alimentato da un carburatore
Dellorto da 28 mm. La potenza massima risulta inferiore di oltre il 50%
rispetto alla WR, in modo da poter funzionare ai bassissimi regimi in maniera
molto fluida e lineare. Va però detto che diversi utenti di questo mezzo
lamentano l’eccessiva facilità con cui la moto si spegne, con il tipico
sciuff, proprio in questa modalità d’utilizzo.
Ciclistica
CICLISTICA Il telaio è un perimetrale in acciaio, proveniente
dall’industria
aerospaziale: ha un ottimo rapporto tra leggerezza e resistenza. Le geometrie
sono a metà tra il trial e l’enduro, con uno sterzo molto verticale ma
sospensioni da 200 mm di corsa alla ruota contro i circa 170 delle trial
pure. La forcella telescopica è una Marzocchi tradizionale con steli da
40 mm, quindi sempre a metà strada tra l’enduro e il trial. Stesso
discorso
per la sella, che è a 85 cm da terra.
Come va
COME VA Abbiamo provato la T-Ride su un percorso lungo e tecnico in
valle di Susa, comprensivo di ascesa sul Monte Chaberton a 3.000 metri
e possiamo confermare che è molto vicina a quello che uno si aspetta. Va
davvero bene un po’ dappertutto, tranne che su asfalto; questo a causa
della quinta cortissima. A 80 orari, il motore sembra lì per esplodere.
In piedi si guida bene, ma né il motore né le sospensioni sono fatte per
l’andatura sostenuta. Il manubrio è bello largo e alto e consente un
controllo
eccellente. Il motore, ai bassissimi giri, va un po’ meno di quello che
ci aspettavamo. Eravamo convinti che potesse tenere la seconda e la terza
marcia con vigore, anche sulle salite ripide, invece tra prima e seconda
c’è un certo calo. Se si vuole avanzare piano piano ma inesorabilmente,
si fa tutto in prima e seconda.
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