GRANDE STRADA DELLE DOLOMITI, TRENTINO-ALTO ADIGE
Si tratta di uno dei percorsi turistici più famosi del mondo. Un nastro d’asfalto che parte da Dobbiaco e raggiunge Cavalese, sfilando ai piedi di montagne famosissime, attraverso i passi di Misurina, Cento Croci, Falzarego e Pordoi, ad altezze comprese tra i 1.800 e i 2.236 m. Dal punto di vista motociclistico, è una libidine: centinaia di curve e panorami tra i più belli del mondo, ma con un grosso difetto. Troppi turisti. Qualsiasi posto perde fascino, quando è sovraffollato. Ma c’è un rimedio: la Grande Strada delle Dolomiti, nonostante le grandi altezze che raggiunge, è praticabile tutto l’anno, inverno compreso. E qua il fascino decolla a mille, anche se ci vogliono moto adatte (enduro tassellate, con catene da neve in caso di perturbazioni). Si tratta di una classica via di ritorno dell’Elefantentreffen, con prolunga attraverso la stretta e romantica Valle di Cembra, che porta direttamente a Trento.
HARDALPITOUR, ALPI OCCIDENTALI, LIGURIA-PIEMONTE
Tutta la zona di confine tra Piemonte e Francia è caratterizzata dalla presenza di strade sterrate militari (o di servizio per gli impianti sciistici), fortini, bunker, cippi e monumenti commemorativi. Da Sud a Nord si inizia con la Via del Sale, per poi passare all’Altopiano della Gardetta, alla Strada dei Cannoni, ai valichi di Gilba, dell’Infernotto, del Sentiero Balcone, del Vaccera e del Lazzarà; si arriva, quindi, in Val di Susa, con le strade dell’Assietta, dello Jafferau e del Sommeiller. Sono tutte poste in direzione nord-sud (o viceversa, ovviamente) e tutte collegate tra loro, il che fa subito pensare alla possibilità di partire da Ventimiglia, in riva al Mar Ligure, per poi risalire fino a Bardonecchia, superando oltre venti passi sterrati, con altezze tra i 1.300 e i 3.000 metri, spesso a filo di spaventosi burroni. Un’esaltante avventura da oltre 700 km, che non fa rimpiangere i percorsi africani in fuoristrada, al punto che il già citato Corrado Capra di Over 2000 Riders ha pensato di organizzare una 24 ore, chiamata Hardalpitour, che si fa quasi tutto questo percorso in tappa unica, notte compresa: da Garessio a Cesana Torinese, 550 km, dei quali 380 sterrati. Disputata già quattro volte, è talmente conosciuta, presso gli appassionati di fuoristrada, che il termine “Hardalpitour” viene usato anche al di fuori della manifestazione, quando ci si riferisce al percorso integrale dalla Liguria alla Valle di Susa.
JEBEL AFEET, EMIRATI ARABI UNITI
Si tratta della più divertente strada asfaltata che abbia mai percorso. Parte da poco più di 200 metri sul mare e arriva a quota 1.220 m, in cima a una montagna di roccia isolata in mezzo a un aridissimo deserto piatto. Ai suoi piedi si distende la città di Al-Ain. Quando la percorsi, nel 2001, non sapevo nulla di lei. Guidavo di notte nel deserto e vedevo, in lontananza, una specie di serpente luminoso che saliva altissimo nel cielo: è stata la prima e ultima volta che ho creduto agli Ufo. Non ho resistito alla tentazione di andare a vedere cosa fosse e sono rimasto di stucco: si trattava di una specie di circuito da MotoGP, con curvoni entusiasmanti e asfalto dal fondo perfetto, che saliva, per 1.000 m di dislivello, in 12 km che sono stati i più esaltanti che abbia mai affrontato guidando una moto. Che era una BMW F 650 Dakar, ma qua era roba da Ducati 998. Tutto il percorso è illuminato a giorno da lampioni. In cima c'è un albergo di lusso, che offre un panorama sconfinato sul deserto sottostante. In seguito ho scoperto che la strada ha fama universale e che è considerata la migliore del mondo dal punto di vista tecnico, al punto che diverse Case la utilizzano come banco di prova. La pubblicità dell'Alfa Romeo è stata girata qui, così come alcune scene del film “Race”.
MAGREDI, FRIULI
Nella zona di Pordenone ci sono diversi fiumi che sprofondano nel sottosuolo, dato che in questo predominano i materiali porosi, la ghiaia sopra tutti. Così abbiamo il fiume che scorre sotto terra e la ghiaia che impera sopra di lui, tanto che la zona prende un aspetto insolitamente desertico, a metà tra la hammada marocchina e la savana del Centro Africa. I fiumi dove tale fenomeno appare più evidente sono il Tagliamento, il Meduna, il Cellina, il Pella, il Cosa e il Colvera. Inutile dirlo: sono il Paradiso di chi ama andare in moto in Africa. Si avanza orientandosi tra piccoli guadi e cespugli, ma non mancano anche tratte piattissime di ghiaia pura. Qui si svolge, da anni, la tappa italiana del campionato europeo baja ed è qui che KTM, per anni, ha sviluppato le moto per la Dakar, vista la vicinanza con l'Austria. In particolare, è sul Cellina che Meoni sviluppò la KTM LC8 e scoprì le doti rallystiche di Alessandro Botturi, molti anni prima che questo debuttasse alla Dakar.
MONT CHABERTON, PIEMONTE
Si tratta di una mulattiera stretta e franosa che sale, in poco meno di 13 km, dai 1.270 m di Fenils ai 3.130 m della vetta del Monte Chaberton, che si trova in territorio francese. Per me è, in assoluto, la più bella strada che abbia mai percorso, anche se definirla “strada” è un complimento, visto quanto è scassata. Per anni ho pensato che fosse la più alta delle Alpi, ma poi ho scoperto che le sterrate del Col du Jandri e della Cima Caron (entrambe in Francia) sono di poco più alte. Ma lo Chaberton resta un capolavoro assoluto, per due motivi: il primo è che si tratta di una piramide isolata, per cui ovunque ti giri vedi un panorama apertissimo fatto di vette, ghiacciai, fortini militari e, purtroppo, anche delle brutture in cemento rimaste dopo le Olimpiadi del 2006; il secondo è che la sua tragica storia commuove e appassiona. Infatti la strada è stata realizzata, nel 1898, a supporto di una struttura fortilizia che aveva lo scopo di controllare le attività francesi, ma anche di fare da postazione per otto cannoni posti su altrettante torri cilindriche. La vetta, in origine 3.136 m, venne spianata. Ma, nel giugno 1940, appena iniziato il conflitto con la Francia, gli otto cannoni vennero messi fuori combattimento in poche ore. Di commovente, questa storia ha il sacrificio dei soldati che dovettero vivere lassù in condizioni estreme, combattendo inutilmente. Oggi, le otto torri sono ancora al loro posto, con i danni riportati dal bombardamento francese.
MONTE SARA, SICILIA
La Sardegna è famosa per i suoi tagliafuoco, ma i più belli che abbia mai affrontato in moto sono quelli del Monte Sara, a ovest di Agrigento. Sono il pezzo forte della cavalcata “Otto ore del Platani”, lunga ben 230 km, una delle più belle d’Italia per il contesto selvaggio in cui si svolge. Questi tagliafuoco sono lunghissimi, ripidi e finiscono di colpo: una volta in cima si trova uno spigolo aguzzo e inizia la vertiginosa discesa. Si tratta di quanto di più vicino al concetto di montagne russe si possa fare in moto, credo. Quando li ho percorsi era febbraio, la primavera siciliana stava sbocciando e questi tagliafuoco erano delle strisce di pongo scuro in mezzo a prati verdissimi. Difficile dimenticarli.
MURZUQ, LIBIA
Maestoso deserto di dune, grande quanto la Svizzera (un quadratone di 300 x 300 km) e completamente disabitato. Niente abitazioni, niente acqua, niente animali. Si tratta di uno dei luoghi più claustrofobici del pianeta. Le dune arrivano fino ai 300 m di altezza e, quando sei lì in mezzo, inizialmente sei devastato da tanta bellezza, poi avverti un disagio crescente. Ci ho passato quattro giorni di fila e quando, il quinto giorno, mi hanno detto che saremmo andati in un altro deserto di dune, l’Ubari, caratterizzato dalla presenza di laghetti, mi sono accorto che, istintivamente, pensavo con sollievo a un posto con acqua, fontane, prati verdi, persone... e centri commerciali. La civiltà ritrovata. Ma se l’assenza totale di vita finisce per inquietare, allo stesso tempo la mancanza di piste rende l’attraversamento del Murzuq la più esaltante esperienza che si possa provare in sella a una moto. Con la moderna navigazione con Gps, ma anche con la bussola, il concetto è che tu sai in che direzione devi andare, ma devi anche trovare il passaggio più agevole per superare le catene di dune. Ogni catena è una storia a sé. La sabbia è più dura e facile che in Tunisia, o sulle nostre spiagge, per cui ti ritrovi a scalare dune enormi senza difficoltà. Dopo un’esperienza simile, nulla sarà più come prima. Certo, queste sensazioni si ritrovano in tutti i deserti dunosi del mondo. Ma il Murzuq potrebbe essere il più estremo.