Quante cose sono cambiate tra il debutto di Marquez e la situazione attuale? Eppure lui è ancora in grado di fare gare da leggenda
di Mario Ciaccia
Undici anni fa al GP australiano di Phillip Island partecipò un giovanissimo Marc Marquez che aveva appena vent’anni, era alla sua prima stagione in MotoGP e, nonostante l’inesperienza, era in testa alla classifica generale. Guidava una Honda HRC, che era considerata il top del top: una moto sofisticata, brutale, impegnativa da portare al limite, ma che vinceva tanto in mano sua, quanto in quella di Dani Pedrosa. Marquez stava sbalordendo il mondo intero per il suo stile di guida. Si ispirava ai principi di Casey Stoner, ma li aveva portati a uno step più su. Guidava in una maniera unica, sporchissima, oserei dire raccapricciante. In particolare ricordo delle staccate assassine in cui il retrotreno continuava a staccarsi da terra e lui sfruttava questi rimbalzi per spostarlo in aria e impostare la moto per farla curvare. Anche a quel GP australiano guidò come un demone, eppure a fine gara aveva totalizzato zero punti. Non era caduto, non aveva rotto il motore, non si era ritirato in preda a una crisi esistenziale. Che diavolo aveva combinato?
Successe che Phillip Island era stata appena riasfaltata con un bitume così abrasivo che stracciava le gomme – Bridgestone – molto prima di fine gara, così si stabilì che tutti i piloti dovessero passare ai box a metà, per cambiare la moto. Incredibilmente, il Team HRC sbagliò i conti e disse a Marc di cambiare moto con un giro di ritardo. Ciò ne comportò la squalifica.
Il GP andò a Jorge Lorenzo (Yamaha), che guadagnò così 25 punti e si avvicinò molto a Marquez in classifica generale. Ma fu quest’ultimo, in ogni caso, a vincere il titolo. Fu il terzo in carriera, dopo i precedenti in 125 e Moto2.
Negli anni successivi, Marc è riuscito a vincere altri cinque titoli in MotoGP (rivelandosi imbattibile soprattutto nelle piste scivolose e in quelle con predominanza di curve a sinistra), a subire un crollo dell’immagine a seguito della sua guerra contro Valentino Rossi nel 2015, a farsi malissimo a un braccio nel 2020 e a vedere la sua carriera compromessa tanto dai problemi fisici, quanto dalla sconcertante perdita di competitività della Honda. Nel 2023 erano in parecchi a considerarlo un pilota finito.
Esasperato dalla situazione, come ben sappiamo lui ha deciso di mollare il “posto fisso” in Honda, con uno stipendio stellare, per correre da privato con una Ducati vecchia di un anno, giusto per vedere se aveva ancora chance per tornare ad essere competitivo. Sappiamo com’è andata: s’è trovato in sella ad una moto completamente diversa dalla Honda che ha guidato per 11 anni, per cui ha dovuto cambiare stile ma i risultati sono stati impressionanti, visto che è riuscito a salire sul podio diverse volte e a portarsi al terzo posto della classifica generale. Sono pure arrivate le vittorie, due “lunghe” e una “corta”, sempre in condizioni a lui favorevoli: pista scivolosa e predominanza di curve a sinistra, dove lui riesce a piegare più degli avversari. Siamo così arrivati a Phillip Island 2024, gara che lo vedeva tra i favoriti per la predominanza di curve a sinistra da fare ad altissima velocità, ma di nuovo con un asfalto molto abrasivo, dato che, come nel 2013, è stato rimesso a nuovo un’altra volta. La storia si ripete?
Marquez è comunque riuscito a patire una situazione assurda, anche se non ha nulla a che fare con un cattivo uso del pallottoliere. Per la prima volta nella Storia dei GP, infatti, la pellicola della visiera, da lui strappata sulla linea di partenza, è finita esattamente sotto alla ruota posteriore.
Oltretutto queste moto avrebbero il controllo di trazione, ma non sembrava… Marc è così partito lentamente, rischiando di venire centrato da Bagnaia e perdendo diverse posizioni. Una sfiga incredibile, che ha vanificato il vantaggio di partire in prima fila. Anche il giorno prima, nella Sprint, aveva buttato alle ortiche quel beneficio, finendo largo in una delle primissime curve. Ma si era prodotto in una rimonta delle sue, risultando il più veloce in pista e piazzandosi secondo, alle spalle di un formidabile Jorge Martin. La sensazione era che se si fosse trattato della gara lunga l’avrebbe vinta. Ed era azzeccata, visto che la domenica, dopo la spinnata iniziale, ha rifatto la stessa rimonta del giorno prima, riuscendo questa volta a raggiungere e superare Martin ed andando a vincere la sua prima gara non scivolosa del 2024.
Il duello tra i due M (Martin e Marquez) è stato esaltante. Avevano le gomme finite, ma il ritmo era altissimo. Si sono superati più volte.
Una cosa che ci ha fatto molta impressione è questa: si dice che Martin sia una sorta di Lorenzo moderno, per la sua capacità di martellare giri a cadenza costante, con gli stessi tempi, le stesse traiettorie e uno stile molto pulito. Mentre Marquez sarebbe lo sporcaccione con la moto che rimbalzava e lui che la faceva curvare di retrotreno. Ebbene, in Australia 2024 il più pulito tra i due era Marc. Raccordava tutte le curve con uno stile morbido e fluido, mentre l’altro cambiava direzione in maniera più nervosa: è probabile che alla fine abbia consumato di più le gomme. Con la Ducati, Marquez ha cambiato completamente stile. E ormai non c’è nessuno ad essersi stupito della scelta della Casa bolognese, di ingaggiarlo nel team ufficiale.
La lotta per la vittoria è stata così avvincente che non è stato ripreso l’incasinato duello per il quarto posto finale, con Di Giannantonio che, dopo essere partito dalla dodicesima casella, negli ulimi giri è riuscito a spuntarla su Bastianini, Morbidelli e Binder.
E dire che il romano sta soffrendo da parecchie gare per una spalla lussata, che si farà operare nel finale di stagione, saltando le ultime due gare. Al suo posto dovrebbe arrivare Iannone, per un clamoroso ritorno. C’era in ballo anche Petrucci che, con il suo umorismo surreale, ha detto che gli sarebbe piaciuto, perché della MotoGP lui apprezza tutto, tranne il fatto di dover guidare la moto: un pilota di superbike, a detta sua, senza un allenamento specifico per la GP, che è molto più potente e rigida, negli ultimi cinque-sei giri “vede i draghi”, da quanto è sfinito.