Motociclismo corre alla Pikes Peak - In gara Belli è terzo, primo degli italiani, Marini è sesto
Griglia di partenza
Colorado Springs (U.S.A.) 20 luglio 2008 - GRIGLIA DI
PARTENZA
Il nostro Marco Marini ci racconta la giornata della gara, che è stata
sorprendente, con la sua sesta posizione ed il terzo gradino del podio
di Marco Belli, realizzati con moto totalmente di serie, dando la polvere
a numerose moto ufficiali, comprese quelle di altre riviste italiane. Dice
Marini : "Le gare partono alle 9, ma la strada che porta in cima chiude
alle 7.15, per cui la sveglia, anche oggi e` prima dell`alba. Avro` dormito
si` e no tre ore, per la tensione della gara. Il mio curriculum sportivo
e` praticamente inesistente, perche` partecipai a una Speed Week nel 2005
dove arrivai terzo, tutto qui. Se a questa inesperienza aggiungiamo che
la seconda gara piu` antica d`America (dopo Indianapolis) e` anche fra
le piu` pericolose al mondo... e` logico che io sia teso come una corda
di violino. La scelta della classe e` stata azzardata, ma sono contento
di aver corso nella top class, la 750, a fianco di nomi come Mickey Dymond
e Davey Durelle. Quando mi ricapita di gareggiare con due miti del cross
e dirt-track USA? Il livello è molto alto in tutte le classi, ma qui per
me il podio è un miraggio e forse anche per Marco Belli, il mio compagno
di squadra, che guida una KTM 690 SMC di serie. Le prime a partire sono
le macchine, di tutte le categorie, poi la Unlimited dove corre solo Nobuhiro
Tajima sulla incredibile Suzuki Monster XL-7 da 985 CV (suo il record assoluto
di 10 minuti e 1 secondo), quindi è la volta dei Truck e finalmente le
moto. Penultima classe è la 750. Morale : siamo partiti alle 4 del pomeriggio
passate, anche per via delle molte bandiere rosse a causa di incidenti
(4 elicotteri sono corsi all’ospedale di Denver...) con un gran caldo
e il terreno polveroso e quindi molto scivoloso. La prima fila, con Dymond,
Durelle, Jeff Grace, Walker Pew e il nostro Marco parte, poi è la volta
della seconda fila. Quindi tocca a me, dalla terza fila, a causa di un
poco convincente 12° tempo in prova. Ma so di poter far bene, anche grazie
alle gomme rain che sulla terra rendono meglio".
Gara
GARA Marini prosegue nel suo racconto, riportando le emozioni che
ragala
la Pikes Peak: «Sonny, il responsable della sezione Motorcycles entra nel
quadrato bianco disegnato per terra, salta e sventola la bandiera: VIA!
Prendo qualche metro sugli altri e provo ad allungare, cercando di capire,
curva per curva, se l’asfalto è pulito o se le auto hanno portato terra
in mezzo alla traiettoria... Entro nella parte sterrata e gli altri sono
dietro, abbastanza lontani, intravvedo l’ultimo di quelli partiti prima
di noi. Spingo a tutta nel tratto centrale asfaltato e riesco a passarlo,
ma lo temo nello sterrato, perché guida una moto da dirt-track con gomme
da 19 e motore 600 cc ad aria. Questo me le suona, penso. E, invece, riesco
addirittura ad allungare, nonostante la difficoltà dell’ultimo pezzo
sterrato,
dai 3.900 m ai 4.300 : il venerdì mattina abbiamo provato quel tratto molto
presto ed era umido, con un bellissimo grip. Ora è sapone, lontano parente
di quello su cui abbiamo fatto le qualifiche... Alla fine arrivo in cima
migliorando molto i miei tempi parziali delle prove e scopro di avere il
6° tempo tra le 750 cc, sui 16 partenti. Se è bene o male non mi interessa,
quando arrivi lassù hai vinto, tutti hanno vinto, chi lo ha fatto col cronometro
come Davey Durelle, per la 12° volta (incredibile !) e chi è arrivato in
più di mezz’ora (per problemi di moto) contro gli 11 minuti dei primi.
Lassù scopro che Marco, il mio compagno con la 690, è arrivato terzo, alle
spalle di Durelle e Dymond. Non ci credo. L’anno scorso giunse 2° da
rookie
con una KTM 525 SM messa bene, ma non certo ufficiale, mentre quest’anno,
con una moto totalmente di serie è ancora sul podio. Tajima non ha battuto
il muro dei 10 minuti, facendo risparmiare all’organizzazione i 25mila
dollari di premio, ma non importa. Nella lunga, lenta discesa si saluta
il pubblico che chiede un « cinque » a tutti i piloti, applaudendo con
un sentito « thanks for the show ». Lì capisci davvero che non c’è
perdente
e vincente. Insomma, la Pikes Peak ti entra nel cuore perché è una sfida
con te stesso, contro le tue paure, contro gli avversari, che giù dalla
moto sono buoni amici pronti ad aiutarti ma che in sella ti fanno sudare
sette camicie, contro il tempo ma anche senza tempo. La Pikes Peak vive
da 86 anni perché va dritta al cuore di chi si nutre di passione per i
motori e la velocità. Amare ed accettarne il rischio fa parte del gioco».