Puglia: l’Irpinia sui sentieri della transumanza intorno a Montaguto
VENTO RINFRESCATORE
VENTO RINFRESCATORE Un nostro
conoscente originario dell’Irpinia, ci ha dato lo spunto
per questo
itinerario, coi suoi racconti su tratturi e sterrati che ancora da quelle
parti disegnano la trama di una viabilità un tempo utilizzata da pastori
e contadini. L’Irpinia è forse uno dei posti meno conosciuti
d’Italia.
Decenni di flussi migratori hanno impoverito il suo tessuto di paesi
piccoli e piccolissimi. L’assenza di un’industria
turistica che ne
valorizzasse le potenzialità ha accresciuto il suo isolamento. Il
recente
boom degli impianti eolici, se da un lato ha segnato indelebilmente
il paesaggio di questa zona, dall’altro ha portato alle casse dei comuni
dell’Irpinia denaro fresco e opportunità di lavoro. Difficile esprimere
un’opinione sulla lungimiranza di un simile investimento, che molti
criticano
perché fatto a discapito di eventuali futuri profitti collegati alla
conservazione
del territorio per una vocazione turistico-ecologica. In questa sede ci
limiteremo a segnalarne un effetto collaterale di sicuro interesse
moto-escursionistico:
la riapertura, a opera delle società installatrici e manutentrici
delle pale eoliche, di molti dei sentieri della transumanza,
che ripercorsi, rinfrescano la memoria di antiche tradizioni.
MONTAGUTO
MONTAGUTO Il nostro itinerario
parte da Montaguto, paese di seicento anime quasi al
confine
tra Campania e Puglia. Asserragliato sulla vetta di una collina, è
uno di questi posti dove non capiti per caso. Da Roma la strada più veloce
consiste nel percorrere la Roma-Napoli, quindi la
Napoli-Bari
fino all’uscita Grottaminarda. Da qui proseguire sulla
SS90,
superare Ariano Irpino e, infine, prendere la SP26: sei
tortuosissimi
chilometri che portano al centro abitato. In tutto sono circa 300 km. Noi
arriviamo di sera, stanchi e infreddoliti. Il trasferimento da Roma ha
messo a dura prova la nostra resistenza, in particolare di uno dei nostri
che, nella conta per la scelta della moto, ha tirato la paglia più corta:
al suo sedere è toccato il rude contatto con la sella stretta e dura di
una gloriosa XR600, fresca d’Africa e gommata con i tassellati, non
proprio
il mezzo più adatto per correre in autostrada. Ci ritempriamo con la squisita
ospitalità che ci è offerta, annaffiata dal buon vino locale.
DA FAETO A TROIA
DA FAETO A TROIA La mattina
presto una nebbia sottile avvolge le vecchie case in pietra del borgo.
Il fumo che esce dai comignoli ci ricorda che qui l’inverno comincia molto
presto. Il rintocco delle campane richiama i fedeli alla piccola chiesa
che da posizione sopraelevata domina l’abitato. Le tre strade parallele
che costituiscono l’ossatura del paese sono percorse da poche ombre.
Un’anziana
che rincasa questa magica mattinata. Dopo una dozzina di km da quando abbiamo
abbandonato la strada asfaltata arriviamo in vista di Faeto.
Senza
entrare nel centro abitato, seguiamo le indicazioni per Troia
(SP128,
poi SP125). Attraversiamo dapprima una campagna piatta e
brulla,
quindi prendiamo quota con una bella serie di tornanti e approdiamo
al centro abitato. È l’ora quieta che precede il pranzo domenicale. Il
corso si sta svuotando dallo struscio mattutino. La cattedrale romanica,
principale attrazione cittadina, è chiusa. Ingombranti impalcature ci
impediscono
di ammirarne la facciata. Tuttavia non ce ne rammarichiamo più di tanto,
perché già da un pezzo siamo alla caccia di una buona trattoria.
GIARDINETTO
GIARDINETTO Un paio d’ore
più tardi, appesantiti dall’abbondante libagione, le gambe fiaccate dal
nettare dei generosi vitigni autoctoni, recuperiamo le moto. Proseguiamo
sulla SP125 fino a Giardinetto. Ci fermiamo ad esplorare i
ruderi
di alcuni villaggi rurali di epoca fascista. Casali, silos e pozzi
di mattoni che si sgretolano inesorabilmente nella campagna piatta del
Tavoliere. Continuiamo lungo la SP109. Deviamo per
Bovino,
comune di notevole interesse storico: fondato dai Dauni nel quarto
secolo a.C., fu in seguito Municipio Romano ed ospita diverse
costruzioni di epoca medievale. Accediamo a piedi al bel centro,
insieme di acciottolati, scalette, archi, portali in pietra. Il borgo racchiude
al suo interno ben sette chiese. Sulla sommità del colle sorge il
Castello Ducale, possente e armonioso nonostante la forma irregolare,
risultato di successivi rimaneggiamenti. Della struttura originaria,
di epoca normanna, non rimane che un torrione cilindrico. I Duchi
di Guevara, nel XVI secolo, lo trasformarono in una delle
più belle dimore patrizie del meridione. I loro discendenti lo abitarono
fino al 1961.
PANNI
PANNI La tappa successiva
è Panni, altro piccolo insediamento sulle colline che
costeggiano
il Cervaro. Parcheggiamo nella piazza centrale, destando la curiosità
di un gruppo di anziani, accomodati sulle panchine a raccogliere l’ultimo
tepore del sole. Il resto del paese è di fronte a noi, arroccato
sull’altura
sovrastante: una cascata di tetti organizzati intorno al corso principale.
Una breve passeggiata per il centro ci restituisce la sensazione di
un’armonia
architettonica talvolta maltrattata da ristrutturazioni brutali.
Scendiamo
di nuovo sulla SS90 e, da qui, risaliamo a Montaguto.
Venti
minuti di moto per collegare due paesi che in pratica si fronteggiano,
vicinissimi in linea d’aria. Scherzi della movimentata morfologia di
questa
zona. Soggiorneremo a Montaguto ancora un paio di giorni, il
tempo per poter assistere alla festa di “Fuuc acost”, che si
svolge
ad Orsara ogni anno, la notte del primo novembre. In
quell’occasione
le vie del paese sono decorate con le “cocce priatorje”
(zucche
svuotate e illuminate) e ed enormi falò di rami di ginestre sono
accesi agli incroci e nelle piazze.
TRADIZIONE DEL FUUC ACOST
TRADIZIONE DEL FUUC ACOST Halloween
ad orsara. La festa di “Fuuc acost” è un’antica
tradizione, tramandata
da generazioni. Alcuni orsaresi sostengono addirittura che siano stati
i loro emigranti ad esportare negli Stati Uniti l’usanza delle zucche
scolpite. Lo spettacolo effettivamente è di grande suggestione:
faville incandescenti si sollevano dai falò,
accompagnate dal
crepitio dei rami verdi di ginestre. Lo scopo, secondo la
tradizione,
è di spaventare le anime dei peccatori ed accompagnare nell’ascesa
al cielo le anime del Purgatorio. Gli abitanti di Orsara si radunano
in gruppi per arrostire carne e salsicce sulle braci. Parte del cibo
viene lasciato in strada, perché serva a rifocillare le anime, tornate
per l’occasione ad aggirarsi silenziose per le strade del paese. Le
antiche
leggende raccontano che in questa notte di novembre il mondo dei vivi e
quello dei morti s’incontrano. Un modo festoso di sentirsi vicini ai
propri
scomparsi.
BLOC NOTES
BLOC NOTES
COME ARRIVARE E INFORMAZIONI
UTILI
Da Roma conviene percorrere la
Roma-Napoli, quindi la Napoli-Bari fino all’uscita Grottaminarda. Da qui
proseguire sulla SS90, superare Ariano Irpino, e infine prendere la SP26:
sei tortuosissimi chilometri che portano a Montaguto.
Siti utili per informazioni turistiche
ed eventi:
www.comune.orsaradipuglia.fg.it
www.bovinonline.it.
Per informazioni e orari visite
del Castello Ducale di Bovino: Associazione Turistica Pro Loco Bovino,
c.so Vittorio Emanuele 1, 71023 Bovino (FG); tel. 0881-966475, e-mail:
info@prolocobovino.it
DOVE DORMIRE
- Albergo Oasi di Valleverde **,
Loc. Valleverde, Bovino (FG); tel. 0881-961032. Aperto tutto l’anno.
- Agriturismo Tenuta Capaccio,
Località Carpine, Bovino (FG); tel. 340-2600484, 335-5600137. Aperto tutto
l’anno.
- Bed & Breakfast La Pergola,
Località Ponte, Bovino (FG); tel. 0881-961503.
DOVE MANGIARE
- Osteria La bottega dei sapori,
via S.Leonardo 6; Troia (FG); tel. 348-8806087, 348-4734023. Cucina casereccia
e abbondante, pasta fatta in casa.
- Ristorante Donna Cecilia, via
XXIV Maggio, Orsara di Puglia (FG); tel. 0881-964388. Rustico ma elegante.
DA NON PERDERE
Il Castello Ducale di Bovino, costruito
tra il 1059 e il 1182 dal normanno Drogone e in seguito restaurato da
Federico
II di Svevia. Adiacenti al palazzo si trovano i giardini pensili,
nello stile tipico dei giardini all’italiana.
La festa del “Fuuc acost” a Orsara,
la notte tra il 1° e il 2 novembre, con tanto di falò e zucche scolpite,
forse all’origine della celebre ricorrenza americana di Halloween.
TEMPI E MODI
L’itinerario è costituito da circa
120 km di strade sterrate e asfaltate di media difficoltà e può essere
tranquillamente coperto in giornata. Indispensabile una moto da enduro,
anche non specialistica.