di Beppe Cucco - 01 December 2023

Yamaha R6 AltoGo Racing Team, danza tra i cordoli

Siamo saliti in sella alla Yamaha R6 dell’AltoGo Racing Team, con la quale Simone Corsi ha trionfato nel CIV Supersport 600 Next Generation 2023. Ci ha stupito per il motore, quasi da settemmezzo, e per quanto una moto da gara possa essere “facile”

Futuro nel WSSP

Tempo di cambiamenti all'interno dell'AltoGo Racing Team. Simone Corsi, vincitore del CIV Supersport 600 Next Generation 2023 in sella alla Yamaha R6, lascia la squadra per salire in sella alla Ducati Panigale V2 del Team Renzi Corse e disputare nel 2024 lo stesso campionato. La squadra capitanata da Giovanni Altomonte punta quindi su un altro pilota di livello mondiale: Lorenzo Dalla Porta, che per il prossimo anno sarà il portacolori del Team. Toscano, classe 1997, Lorenzo ha alle spalle una carriera da incorniciare nel Motomondiale: dal 2015 al 2019 ha gareggiato nella Moto3, conquistando il titolo mondiale con Leopard al suo ultimo anno nella categoria, prima di salire in Moto2. Qui Dalla Porta ha disputato tre stagioni e mezzo, prima di passare a metà del 2023 nel WorldSSP con Evan Bros.

Ora l’obiettivo del Team AltoGo con Dalla Porta è quello di prendere parte al mondiale Supersport. La richiesta per l'iscrizione è stata fatta, ma manca ancora il via libera da Dorna. Se questo non dovesse arrivare la squadra prenderà parte al CIV (dove tra l’altro Dalla Porta ha vinto in 125 nel 2012), effettuando in ogni caso qualche wild card nel Mondiale.

La presentazione del nuovo Team e dei progetti futuri è avvenuta presso il tracciato di Cervesina, dove abbiamo avuto la fortuna di effettuare qualche giro (sul nuovo layout della pista) con la vittoriosa R6 di Simone Corsi.

Danza tra i cordoli

È una mattina di metà novembre, fredda, umida, con il cielo grigio. Pista sconosciuta, sul nuovo layout di Cervesina non ci ha ancora girato nessuno. Una moto da gara, da museo visto la recente vittoria al CIV. Capite che gli elementi per essere nervosi ci sono tutti. Ma appena ci mettiamo in sella alla Yamaha R6 ex Corsi rimaniamo stupiti da quando la moto sia “facile”. È una moto -vincente- da gara. Pensavamo quindi di avere a che fare con un mezzo scorbutico, che gira solo in alto, difficile da buttare in piega. E invece è tutto l’opposto. In sella ci ritroviamo ad avere a che fare con blocchetti dei comandi di tipo racing, freno posteriore al manubrio (che gran comodità per correggere le traiettorie!), seduta modificata e cupolino avvolgente. La sella è posizionata più in alto rispetto alla moto di serie, le pedane più arretrate.

La prima cosa che ci ha colpisce è il motore. I lavori effettuati -top secret- hanno portato la potenza di questa R6 vicina ai 140 CV. Ma più che la potenza in sé è come la questa viene erogata a stupirci. Chi ha mai guidato un R6 di serie sa che gira molto in alto, per uscire forte dalle curve bisogna tenerla su di giri. Qui invece già a metà scala si ha potenza in abbondanza per uscire dalle curve con una spinta vigorosa, continua, che sale senza incertezze fino ai 15.700/15.800 giri/min., quando sul display racing si illumina l’albero di Natale delle spie che ci segnala che è arrivato il momento di cambiare marcia. Anche se lei sembrerebbe averne ancora. Per la sua potenza e il modo in cui questa viene erogata il motore ci ha ricordato un bel settemmezzo, pieno, corposo.

Accompagnati da un quickshifter up&down che lavora a puntino, e un sound godurioso, amplificato dall’impianto Akrapovič, in fondo al nuovo rettilineo di Cervesina arriviamo ad appoggiare la sesta marcia, prima di attaccarci ai freni per una decelerazione decisa. Decelerazione affidata solo al muscoloso impianto frenante, perché la moto è molto libera di freno motore. Scelta fatta per agevolare la percorrenza di curva, dove, infatti, lei corre libera come su un binario. Non si scompone minimamente e segue la traiettoria impostata senza incertezze. A livello di ciclistica la moto è più sostenuta in staccata e apertura, e in ingresso e in percorrenza è un bisturi.

A differenza di altre moto da gara che abbiamo provato, difficili, ruvide, scorbutiche, dove per guidare bisogna davvero essere un pilota, questa R6 ci ha colpita per la sua “facilità”. Non chiede di spalancare completamente in ogni momento la manopola destra del gas, ma si lascia condurre più amichevolmente. Sempre, però, andando fortissimo.

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