di Fabio Meloni - 25 February 2024

Royal Enfield: “L’Himalayan ha avuto successo, e lo avrà ancora, perché è una vera adventure”

Abbiamo intervistato Siddartha Lal, Managing director e CEO di Royal Enfield, che ci ha parlato dei segreti del successo dell’Himalayan, di come questo modello ha “cambiato” l’Azienda e di quello che vedremo in futuro

La Himalayan è nata per il mercato indiano e ha poi avuto un grande successo in tutto il mondo. Avete indagato e capito quali sue caratteristiche l’hanno resa così trasversalmente apprezzata?

“Onestamente è stata quasi un esperimento per noi. Non proprio un esperimento perché ci siamo impegnati parecchio nel realizzarla. L’idea ci è venuta nel 2010. Amavamo guidare sull’Himalaya e lo facevamo con moto normali. Ci siamo detti che avremmo avuto bisogno una moto adatta e fatta apposta. All’epoca eravamo un’azienda piccola, non avevamo molti soldi. Ovviamente sapevamo com’erano fatte le adventure più famose ma non abbiamo pensato a quello. Abbiamo deciso di fare una moto che fosse specificamente adatta all’Himalaya. L’idea è nata così. L’abbiamo progettata e sviluppata e nel 2016 è stata pronta. Credevamo fosse adatta al solo mercato indiano perché era poco potente. Credo che abbia avuto successo perché nonostante numeri lontani da quelli comuni nel mercato era una vera adventure, con tutto quello che serve per affrontare terreni impegnativi: sospensioni adatte, cerchi robusti, telaio resistente, ergonomia valida. Questo l’ha resa diversa dalle proposte che erano presenti sul mercato. Secondo me, gli altri Costruttori fanno adventure notevoli quando sono di grossa cilindrata. Quelle di piccola cilindrata sono invece soft, poco incisive. La nostra non lo era affatto. E la nuova porta questo concetto a un livello totalmente nuovo. Abbiamo venduto oltre 200.000 Himalayan e, anche se non ce lo aspettavamo, creato il mercato delle vere adventure di piccolamedia cilindrata. In questi anni abbiamo registrato il grande apprezzamento delle persone e capito che sarebbe stato possibile alzare parecchio l’asticella. Abbiamo raccolto feedback da tutti, dai principianti al pilota della Dakar. E realizzato la miglior adventure-tourer di questo segmento”.

Come ha cambiato Royal Enfield, la Himalayan?

“È la prima moto che abbiamo realizzato che non è ispirata a modelli storici. Ed è comunque riconosciuta al 100% come Royal Enfield, sia per il design sia per le caratteristiche di erogazione, con bassi e medi molto generosi. La nuova spinge bene anche agli alti. Tutto sull’Himalayan è a vista come da tradizione per il nostro Marchio. Niente carenature a doppio e triplo strato qui. È stato un modello di rottura. Aggiungo che per noi aver realizzato una moto che è realmente adatta e apprezzata nel contesto di questa catena montuosa, che per noi è una casa spirituale, è motivo di grande orgoglio. È il nostro modello più importante. Siamo molto ambiziosi riguardo la nuova. Crediamo che le persone guarderanno al mondo adventure touring in modo differente dopo il suo arrivo. I Costruttori europei hanno consolidato una certa idea di come debba essere una moto di questa categoria, ma a nostro modo di vedere, onestamente, tali proposte sono eccezionali sotto alcuni punti di vista ma anche troppo grosse, pesanti e costose per la maggior parte delle persone. L’Himalayan è una vera adventure ma più leggera, facile nell’approccio. È tutta nuova e avremmo potuto ottenere più potenza dal motore, 45 o 50 CV, ma non ci siamo focalizzati sui numeri, Abbiamo puntato sulla regolarità e la coppia ai bassi regimi. A 3.000 giri/min il motore eroga il 90% della coppia massima, una caratteristica importante per l’utilizzo adventure. Non ha senso avere un motore che spinge bene a 6-7.000 giri/ min. Oggi per esempio faceva molto freddo, avevo le mani intirizzite e non avevo voglia di usare la frizione. Ho tenuto la terza e potevo uscire dai tornanti senza scalare. Questo intendiamo dicendo che la moto fa di tutto per facilitarti la vita”.

A nostro modo di vedere, la nuova versione è persino più importante della prima perché simboleggia per la vostra azienda un esame di maturità. È la prima Royal Enfield moderna della storia recente del Marchio. Condivide questa visione?

“Assolutamente sì. È una moto super divertente. Voi l’avete guidata in alta quota ma tenete conto che a livello del mare ha circa il 30-40% di potenza in più rispetto a quella che eroga qui. Ha tutto quello di cui c’è bisogno. È il nostro biglietto per il mondo della maturità. Crediamo potrà fare qualcosa di davvero interessante a livello mondiale”.

Qual è il prossimo passo di Royal Enfield? Quale direzione seguirete?

“Siamo un’azienda giovane, anche se abbiamo più di cento venti anni di storia. Siamo attenti, focalizzati. Tutti noi, manager, CEO, io, siamo motociclisti. Lo scorso agosto abbiamo guidato per miglia ia di chilometri sull’Himalaya perché è quello che ci piace fare. Non abbiamo alcuna fretta. Vogliamo fare le cose a modo. Ovviamente dobbiamo vendere moto e realizzare nuovi modelli. Siamo davvero convinti che il mercato delle medie cilindrate è la nostra dimensione e dove vogliamo essere. Tutti i modelli che realizziamo sono venduti in ognuno dei mercati sui quali siamo presenti. Crediamo che i mercati emergenti, come India, America latina, sud-est asiatico, dove è presente un enorme numero di moto piccole, cresceranno nei numeri, nel potere di acquisto. Crediamo anche che ci siano molte persone nei Pae si ricchi che la vedono come noi, ovvero che tante tra le proposte attuali siano troppo pesanti, potenti. 200 CV, 220 CV… e poi? Per non parlar e del prezzo, dei costi di mantenimento. Sta diventando troppo. Alcune persone apprezzano, altre pensano di non aver bisogno di tutto ciò. Preferiscono qualcosa di più facile, divertente, rilassante. Crediamo ci sarà un ridimensionamento della richiesta per le maxi a favore delle medie cilindrate”.

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