di Federico Aliverti - 01 March 2024

Aliverti e Motociclismo: "Una storia bellissima"

Il nostro direttore editoriale Federico Aliverti lascia Motociclismo dopo 25 anni, per dedicarsi a una nuova avventura, sempre nel mondo moto. Ecco il suo ultimo editoriale

Mentre in redazione raccolgo le ultime cose, mensole e armadi rigurgitano nelle mie mani i frammenti di una lunga storia. Sono impolverati, forse per questo ho gli occhi lucidi. C’è la vite in titanio del carter della Honda HRC di Pedrosa. Le ciano del mio libro. La fascia al braccio di Suzuka 2005. La foto di Nagio. Un tovagliolo con disegno e dedica di Kiska. L’adesivo di Laguna Seca 2008 appiccicato a un tutore removibile da polso. La copertina della Rocket III che qualche scettico dava per inimpennabile. C’è anche il curriculum del 10 gennaio 1999: “Lo vedo”, siglato da Piero Bacchetti.

Tutto quello che per così tanti anni è stato sul fondo dei miei cassetti, all’improvviso ritrova il valore originario, come se tutte quelle esperienze sbiadite dal tempo avessero bisogno solo di rivedere la luce. No, non ho ripensamenti. Credo che le storie belle, come questo mio quarto di secolo a Motociclismo, meritino che non siano la noia e la routine a decretarne la fine. Infatti so già che mi mancheranno un sacco di cose. Gli automatismi e le simmetrie di copertina che solo io e Tamara. Le Lettere, la rubrica che condannerà sine die il povero Alberto al mio imperituro giudizio. Le tracce GPX di Mario che erano motivo di scazzo feroce nei giorni feriali e di goduria assoluta nei giorni festivi. L’armatura ricavata dal pieno indossata da Fabio e da Gualtiero, perché lasciava comunque intravvedere un tesoro di competenze e di passione. La penna del Pelizza e il culo di pietra di Cascio. Le complessità di Paola complementari alla linearità di Zac. Mi mancherà anche quel tassellofilo del Gualda, benché io sia rimasto fedele alle slick. E poi Clark Kent Beppe, problem solver di giorno e insospettabile predatore di notte. Nonostante tutto, so che il giovane Ricky è in buone mani.

Se mi guardo indietro e ripenso al ragazzino senza moto che nel marzo del 1999 mette piede in redazione, portando in dote solo una passione smisurata, mi dico che, nonostante le fasi alterne dell’editoria e la mia assoluta dedizione a questo lavoro, Motociclismo mi ha dato più di quello che sono riuscito a restituirgli. Qui ho trovato una straordinaria scuola di vita e di giornalismo oltre che, parafrasando i miei editori, un irripetibile parco giochi. Sicuramente una seconda famiglia, alla quale ho dedicato più tempo rispetto a quella che ogni sera mi aspetta pazientemente a casa e che mi ha consentito di dedicarmi anima e corpo a quella che è la mia vita per la moto.
Dopo così tanti anni, lettori e aziende, comprensibilmente, mi identificano in modo indissolubile con Motociclismo. Ma la personalizzazione di un brand, oltre a essere sconveniente per l’azienda che lo possiede, nella fattispecie non ha alcuna ragion d’essere. Motociclismo, il mese prossimo, compie 110 anni. Io sono solo uno dei direttori, nemmeno il più longevo, che si sono avvicendati per una breve tappa di questo straordinario viaggio attraverso la storia della motocicletta.
Il prossimo tratto di strada tocca a una guida esperta come Marco Riccardi, e dopo di lui, io spero, a uno dei ragazzi citati pocanzi.

A Marco Riccardi, erede naturale del nostro maestro Carlo Perelli, riconsegno il testimone che proprio lui mi passò nel 2015. So di lasciare Motociclismo nelle mani di una persona appassionata, competente, generosa, perbene. Il resto lo farà la tradizione della casa: gli editori di ieri e di oggi non hanno mai una sola volta interferito sui contenuti, sulle scelte editoriali, sull’esito di una comparativa, ben sapendo che il valore della loro azienda è strettamente connesso all’autorevolezza di questa testata.
Infine, in questo bellissimo viaggio ho incontrato tanti di voi, al sole e sotto la pioggia, nel paddock di un GP come nei padiglioni di un Salone. Ci lasciamo con la vostra più bella testimonianza di affetto e di stima: gli ultimi sei numeri di Motociclismo hanno fatto segnare un “più” in edicola tutt’altro che scontato, addirittura clamoroso nel caso dello Speciale Eicma.

Vi ringrazio e vi voglio bene anche per questo.

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