di Mario Ciaccia - 04 September 2024

MotoGP Aragon, quello con le curve a sinistra e scivolose

Il vulcano che covava sotto la cenere in Spagna ha trovato condizioni perfette per esplodere e ricordare al mondo che Marc Marquez è ben lontano dall'essere un pilota finito

Due settimane fa, dopo la gara austriaca, avevo scritto che un alieno non avrebbe capito come mai Marc Marquez fosse stato preferito a Jorge Martin dalla Ducati al momento di scegliere il pilota ufficiale 2025. "Bagnaia e Martin fanno un altro sport, mentre Marquez cade spesso e sportella la gente". Poi avevo spiegato che il punto di vista di un alieno è molto meno profondo rispetto a chi è più dentro le vicende e che ci sono tante sfumature che spiegano perché avvengano certe cose. Ma il Dio del Motociclismo, colui che decide come vadano le corse, ha pensato: "Leggo troppe stronzate in giro, adesso ci penso io a sparigliare tutto". Al GP di Aragon ha preso il Marquez del 2019, lo ha messo al posto di quello 2024 e gli ha fatto dominare tutto: prove, Sprint, gara lunga. Sempre in testa, fin dalla prima curva, con distacchi imbarazzanti. Invece a Bagnaia ha dato delle gomme spalmate di olio d'oliva. Al termine della Sprint, tutto quello che avevo scritto nei mesi precedenti era finito nel cesso. Ma come si spiega un ribaltone simile?

I motivi sono due, sostanzialmente: il primo è che Marquez è il Dio Assoluto delle curve a sinistra. Se un circuito ne ha di più da quella parte, Marc si scatena. Infatti in posti come Austin (USA), Sachsenring (Germania) e, appunto, Aragon (Spagna) lui ha vinto tantissimo, in tutte le classi. Va bene anche a Phillip Island (Australia) e Valencia (Spagna). L'altro motivo è che Marc va fortissimo sulle piste con scarsa aderenza. Sono anni che spiega che la sua pista ideale deve avere le curve a sinistra ed essere scivolosa. Si sa come lui basasse il suo stile sulle curve in derapata, con la Honda, cosa che gli riesce più difficile con la Ducati perché ha più grip. Ad Aragon si sono messi insieme il maltempo e un'organizzazione che non è stata in grado di pulire bene la pista dopo che la pioggia ha portato terra, divenuta fango prima e polvere poi. Alcuni piloti, nonostante il controllo di trazione, si sono trovati a partire in zone più sporche di altre e si sono intraversati in partenza: a Pecco Bagnaia è successo tutte e due le volte.

Quindi poco grip e tante sinistre, risultato: l'anziano e acciaccato Marc Marquez ha stracciato tutti, rifilando 5 secondi a Martin e 15 ad Acosta.

Quel podio è molto significativo: sono il passato, il presente e il futuro del motociclismo spagnolo. Marquez ha vinto 8 titoli, è chiaramente in decadenza ma ha dimostrato che la sua classe è ancora infinita: se gli si presenta l'occasione giusta, fa una strage. Martin si sta giocando il titolo iridato e adesso ha ben 23 punti di vantaggio su Bagnaia. Acosta è solo al quarto anno nel Motomondiale, ma sale già sul podio della MotoGP, con una moto che non si chiama Ducati.

Le pieghe

Curioso che, in questi ultimi giorni, Marquez sia stato un attore attivo e passivo di discorsi sulle inclinazioni in curva. Attivo nel senso che parlava delle pieghe di Bastianini, passivo nel senso che Bagnaia parlava delle sue. Ovvero: dopo la vittoria inglese, Marc ha commentato che secondo lui Bastianini piega meno degli altri, ma fa le curve nello stesso tempo. "Non so come faccia e non lo sa neanche lui, però così consuma meno le gomme e infatti nei giri finali rimonta sempre".

Invece Pecco spiegava che ad Aragon, su quell'asfalto scivoloso, Marquez era quello che piegava più di tutti, risultando quindi il più veloce. Ed anche qui si parla di "Non so come faccia. Io cadrei". Di Bagnaia mi colpiscono sempre la lucidità e la competenza con cui analizza le situazioni, anche a 340 km/h. A un certo punto lo abbiamo visto bagarrare con Franco Morbidelli, se ricordo bene in lotta per il quinto posto.

Da ignorante, guardandoli in tv, pensavo che stessero andando allo stesso modo, invece Pecco ha spiegato che lui era in gestione, mentre Franco spingeva al limite. In effetti, a un certo punto il piemontese lo ha passato ed è risalito fino a (quasi) il terzo posto, mentre il Morbido è retrocesso in ottava posizione. Poi, l'incidente Bagnaia/Alex Marquez ha fatto guadagnare due posizioni all'italo-brasiliano.

Adesso viene istintivo aspettarsi altre vittorie da Marquez, così come due gare fa sembrava che fosse arrivato il momento di Bastianini. Ma Marquez è onesto: riconosce che qui c'erano condizioni perfette, si tira fuori dalla lotta per il Mondiale e dice "Preferirei essere come Bagnaia, che ha una giornata storta ma va fortissimo per altre dieci, che come me, che vado forte solo una volta". Ma è davvero tagliato fuori? Martin ha vinto soltanto due gare lunghe e quattro Sprint. Ѐ caduto tre volte ed è primo in classifica con 299 punti. Bagnaia è quello che ha vinto più di tutti (sette lunghe e tre Sprint) ma accusa la bellezza di sei zeri in classifica, inaccettabili se vuoi vincere un Mondiale: per questo è secondo, con 276 punti. L'italiano è caduto persino più volte di Marquez, che la volta scorsa prendevo in giro perché si sdraia sempre. Lo spagnolo vanta solo due vittorie (una lunga e una Sprint) e 229 punti: è tornato terzo in classifica, ma con un solo punto su Bastianini. Ora, mancano ancora 8 tappe e ciascuna vale al massimo 37 punti. Ci sono quindi 296 punti a disposizione, quando Marc deve recuperarne 70: non è affatto messo male, il Joker. Se vincesse il Mondiale quest'anno, sarebbe una delle imprese più leggendarie del motociclismo.

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