Il 1 gennaio 2019 è entrata in vigore a Pune, la seconda città più grande dello stato del Maharastra e una delle più grandi dell'India, una direttiva che
obbliga i conducenti di veicoli a due ruote a motore ad indossare il casco. Fin dai mesi precedenti all'entrata in vigore della norma, però, cittadini, attivisti e politici si sono uniti per formare il "Comitato contro il casco". Questo gruppo si oppone con veemenza alla decisione del Commissario di Polizia di Pune K. Venkatesham di modificare le sezioni 128 e 129 della legge sui veicoli a motore (MV) del 1988 per obbligare la popolazione all'uso del casco.
Con l'entrata in vigore della norma in sole due settimane sono state comminate oltre 9.500 contravvenzioni e questo ha fatto scoppiare animate proteste in tutta la città. Per combattere contro la sentenza
il comitato è arrivato addirittura a celebrare il funerale del casco. Una colorata e scenografica forma di protesta per far sentire le loro idee. Secondo Shiv Sena Mahadev Babai, il leader del gruppo, la sicurezza della popolazione è una priorità assoluta, ma la polizia dovrebbe considerare anche la volontà della popolazione. In molti ritengono che siccome per la maggior parte del tempo si viaggia lentamente su strade locali il rischio di incidenti sia praticamente annullato e quindi indossare il casco sarebbe inutile. Tra le folli motivazioni del comitato ci sono anche dei, a dir poco fantasiosi, danni fisici: questo gruppo di protesta ritiene infatti che l'uso del casco accentua la perdita di capelli e causa gravi problemi alla colonna vertebrale.