Nonostante la Versys 650 non strizzi l’occhio al fuoristrada (ha ruote a razze da 17”) e sia un prodotto ultra maturo, ancora oggi continua ad avere la sua bella fetta di estimatori che le riconoscono doti di praticità, dotazione tecnica (le sospensioni sono regolabili, anche nell’idraulica), guidabilità e affidabilità che solo una moto dal lungo retaggio sa offrire. La Versys 650 è nata infatti nel lontano 2007, negli anni ha cambiato faccia più volte (quattro se consideriamo l’ultimo restyling del 2022) e le forme spigolose della versione in questo servizio sono state svelate nel 2015, rimanendo inalterate fino al 2022, quando Kawasaki ha messo sul mercato l’odierna dalle linee ancora più “tirate” e ispirate alle cugine carenate Ninja.

Ma se dal 2015 al 2021 il design non è mai variato, al contrario il propulsore ha cambiato non faccia (sempre due cilindri frontemarcia), non cilindrata (649 cc) ma carattere sì. Con il passaggio dall’Euro3 all’Euro4, nel 2018 il twin giapponese è diventato più regolare e brillante ai bassi e medi regimi, aspetto dove invece mancava la precedente versione. Più “muscoli” per andare incontro alle esigenze del motociclista moderno… e contrastare la concorrenza da “700 cc” e oltre. Ed è qui che si cela il primo punto a favore della Versys 650, che tra le curve riesce a fare la sua porca figura contro concorrenti più potenti, leggere o agili. Non solo, la crossover di Akashi offre anche un maggiore comfort di marcia (le selle sono spaziose e imbottite come e meglio di tante GT) e sospensioni regolabili nell’idraulica. Questo è quanto la Versys può offrire a chi sta pensando di acquistarne una, insieme a un’affidabilità meccanica e strutturale che può fare invidia a qualsiasi moto, anche di maggiore cilindrata e prezzo.

Sulla “fedina penale”, infatti, non c’è traccia di richiami ufficiali della Casa, solidità confermata anche dalle belle parole spese da tutti i possessori di una Versys, dentro e fuori dai forum. Perché la Versys 650 non è forse leggera e svelta come le concorrenti più moderne, ma è innegabile che sia nel complesso una moto più completa, capace di fare tutto bene, anche senza eccellere in nessun aspetto se non nel comfort di marcia, superato nella categoria soltanto da quello di un’altra veterana, la Suzuki V-Strom 650.

Questo è probabilmente il primo degli aspetti che spinge al suo acquisto: se non si supera il metro e ottanta la seduta è ben disegnata, le selle sono belle comode e il cupolino protegge discretamente. Il plexi è regolabile nell’inclinazione tramite una slitta “a molla” e nell’altezza svitando i pomelli posti anteriormente: per via delle vibrazioni agli alti regimi, questi possono svitarsi se non stretti adeguatamente. A proposito di “attenzioni”, dopo i lavaggi ricordate di pulire e asciugare bene lo spazio tra il motore e lo scarico (dove possono formarsi punti di ossidazione), così come la trasmissione finale: Kawasaki consiglia di asciugarla e ingrassarla per bene ogni 6.000 km, mentre noi di tenere sotto controllo la tensione, visto che ha la tendenza ad allungarsi con una certa facilità anche in pochi km (corona e pignone, invece, sono molto più robusti).