Gara ricca di colpi di scena quella di Buriram, con Bagnaia che vince ed è contento, Martin che perde ed è contento, Marquez che cade e poi sembra il flagello del 2018
di Mario Ciaccia

Pecco Bagnaia è un pilota davvero unico nel suo genere. Abbina doti sopraffine di guida alla capacità di calcolo di un computer. È famoso per la calma che ostenta anche nelle fasi più concitate delle gare, arrivando a rallentare per consumare meno le gomme (o non farle salire di pressione) quando agli altri, nelle stesse situazioni, si chiude la vena. Eppure è anche uno dei piloti che cade di più, quasi sempre per perdita di aderenza dell’avantreno. Di solito succede quando non è ripreso dalle telecamere: si sente Meda urlare come se lo stessero squartando e poi si vede Pecco che si rialza, si scrolla la ghiaia e allarga le braccia come a dire “Ma perché sono caduto?”. Questo modo folle di comportarsi – genio e sregolatezza – gli ha fatto perdere un botto di punti nelle stagioni 2021, 2022 e 2023, ma poi si è sempre prodotto in grandi rimonte, che lo hanno portato al secondo posto nel ’21 e ai due titoli iridati nelle stagioni successive. Quest’anno il copione si sta ripetendo: ha vinto nove gare lunghe (e sei corte) ma è caduto otto volte, un paio di queste dopo essersi toccato con i fratelli Marquez (uno alla volta, non tutti insieme). La differenza con le annate precedenti è che in realtà di punti ne ha persi pochi, però adesso che siamo alla fine del campionato sta facendo molta fatica a recuperarli. Questo perché quello che dal 2023 è diventato il suo rivale numero uno, Jorge Martin, è molto migliorato rispetto a un anno fa.

Adesso vince meno (solo tre gare lunghe e sei corte), ma è più costante, finisce sempre sul podio e fa meno errori tattici a livello di gomme. Pare che gli abbia dato una grande mano uno psicologo.
La Thailandia era una delle gare dove Bagnaia contava di recuperare tanti punti, ma di fatto è riuscito a mangiarne solo tre. Adesso mancano due gare lunghe e due corte. Se Pecco dovesse vincerle tutte e Jorge arrivasse sempre secondo, il titolo andrebbe a quest’ultimo. E sarebbe meritatissimo.
Bagnaia aveva annunciato che Buriram è una pista amica e che lì avrebbe recuperato un sacco di punti. Ha iniziato alla grande, ottenendo la pole position con tanto di record della pista ma ha fallito la Sprint, arrivando terzo alle spalle di Bastianini e di Martin. Quest’ultimo, a fine gara, quasi non ci credeva di avere visto il suo vantaggio salire a 22 punti.



Eppure, Jorge in quella Sprint ha corso due rischi belli grossi e si è sempre salvato per questioni di pochi millimetri. In una delle prime curve, per evitare un contatto con Bagnaia, è andato largo e, nel rientrare in pista, ha impennato involontariamente, sfiorando per un capello la ruota posteriore di Marquez. Ha perso posizioni, ha rimontato, ha superato Bagnaia con un freddo calcolo: sapeva che sarebbe finito sul verde cosa che, nella gara corta, t’è concessa una volta sola. Per cui quando, nel finale, c’è finito di nuovo la cosa gli avrebbe compromesso la classifica, ma la moviola ha mostrato che in realtà s’era salvato, anche in questo caso, per un capello.
Della Sprint va anche segnalato il fatto che ai primi otto posti siano finite otto Ducati, cosa mai successa prima e che probabilmente non succederà mai più (anche perché, nel 2025, le moto bolognesi saranno sei).

I favori erano tutti verso Marc Marquez, il Dio delle piste scivolose, invece ha vinto Bagnaia, con una prova di forza su Martin. Che però, all’arrivo, era strafelice, perché sapeva che qui rischiava di perdere tanti punti… e non tre. Inoltre, come in ogni gara bagnata, tutti sapevano che il rischio di cadere era altissimo.
Ah, nota di servizio: se vi viene il dubbio che la qualità delle foto ottenute fotografando la tv non sia eccelsa, per rendere la cosa sopportabile fate come noi: fingete che siano dipinti impressionisti.




Eppure sul podio avrebbe dovuto finirci Marquez, considerato che è il mago del viscido. Infatti, a un certo punto era secondo e stava addosso a Bagnaia, che stava girando più lentamente di lui. Mancavano ancora un sacco di giri, gli ha fatto due attacchi decisi, era evidente, avrebbe vinto la gara.



Una volta ripartito, si è ritrovato a duellare con due “big” che erano ripartiti anche loro dopo essere caduti: Bastianini e Quartararo. Marc ha però dato origine a una delle rimonte che lo hanno reso famoso, nel bene (perché ha un manico di livello inaudito) e nel male (perché gli si chiude la vena e non gli frega niente di sportellare gli altri, sbattendoli fuori pista).

Ma in realtà le cazzate le fa anche il regolamento, perché in casi come questo obbliga il pilota a restituire la posizione. Ma non necessariamente al pilota che ha appena sbattuto fuori! Semplicemente vengono concessi tre giri di tempo per restituire la posizione… a chiunque. Quindi il furbo Marc è andato avanti a suon di sorpassi finché, dopo un bel po’, non ha superato Nakagami, per poi farsi risuperare al volo e poi ripassarlo definitivamente. Ma che senso ha una regola simile? Mir viene sbattuto fuori e Nakagami riceve un regalo?

La differenza tra Marquez e Morbidelli è che il primo si infila coscientemente in pertugi in cui è evidente che si passa solo a suon di spallate, mentre Franco avrebbe spiegato di avere staccato troppo tardi e di essersi infilato nel pertugio come alternativa a un tamponamento vero e proprio. Gli crediamo? Visti i suoi precedenti (non ha fama di pilota scorretto) gli crediamo.

Morbidelli è stato punito con un long lap, che lo ha fatto retrocedere in ottava posizione. E poi è caduto. I due si sono chiariti a fine gara e Quartararo non era arrabbiato, anche perché a sua volta aveva commesso l’errore che ha buttato fuori Bastianini. L’italiano non è caduto, ma ha perso un sacco di posizioni, finendo poi per sdraiarsi nel tentativo di recuperare. Insomma, un macello.






