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"Non pensavo di arrivare a 40 anni ancora competitivo"

Il Dottore a ruota libera ai microfoni di Radio Deejay, in una chiacchierata che tocca argomenti come la stagione MotoGP 2019, la carriera, la paura, i giovani talenti e le piste preferite
La stagione MotoGP 2019 è alle porte e Valentino Rossi, dopo aver ricevuto il Tapiro d’Oro, ha concesso ai microfoni di Radio Deejay un’intervista che spazia dalla vita privata al mondo delle gare.

Valentino, ieri ha visto la nuova moto…
“Ieri per me è iniziata davvero la stagione 2019. Abbiamo fatto le foto con la nuova M1 e tra poco si ricomincia. Durante la pausa ho fatto solo fuoristrada e da settimana scorsa ho ricominciato ad allenarmi in palestra”.

Quanti sono i piloti arrivati a 40 anni con il tuo livello di competitività?
“Anni fa i piloti iniziavano a correre più tardi e in molti hanno protratto la carriera quasi fino ai 40 anni o oltre. Non ho mai ragionato sulla mia età, ma non pensavo di arrivare ai 40 ancora competitivo. Correre è sempre stato il mio sogno”.

Alla firma dell’ultimo contratto hai dovuto pensarci su o eri certo di continuare?
“Ci ho pensato su, ma poi non ho avuto altri dubbi. Mi sentivo ancora competitivo e così ho fatto la scelta di continuare almeno fino al 2020“.

Che differenza c’è tra un pilota esperto come te e un rookie della MotoGP?
“L’esperienza è un fattore importante da valutare perché permette di lavorare bene in vista della gara e si conoscono bene le piste. Dal canto loro i piloti giovani hanno meno paura di cadere e quando accade si fanno meno male. Dal punto di vista fisico, inoltre, si riprendono prima in caso di infortunio. I giovani hanno più coraggio e incoscienza. La paura c’è in tutti, mi capita spesso di avere paura e bisogna tenerne conto. A cambiare è come si reagisce alla paura”.

C’è chi, tra voi, è un po' matto e si “dimentica” della paura?
“Si, certo. Crescendo però si tirano i remi in barca e si presta più attenzione. Diciamo che capita più spesso di vedere il “matto” in Moto2 o in Moto3 perché vogliono dimostrare di essere veloci. I più coraggiosi sono sempre i giapponesi o i malesiani, che hanno iniziato a correre in condizioni estreme. Gli inglesi invece sono più bravi sotto l’acqua visto che da loro spesso piove”.

Marquez sembra uno che rischia…
“Si, lui si prende dei rischi. È molto coraggioso, al punto di non avere nemmeno paura. Ricerca sempre il limite e a volte lo supera, cade. Ma sembra non sentire le botte: risale in sella e torna a fare quello che faceva”.

Malgrado tu sia tra i più grandi di tutti i tempi uno con il potenziale di Marquez merita di essere osservato. Tu lo guardi? Prendi spunto o cerchi di capirne i segreti?
“Certo. Tutti stanno attenti a quello che fanno gli altri. Andiamo addirittura a vedere cosa mangiano e come si allenano, nessuno escluso. Certamente mi è capitato di prendere spunto e imparare dagli altri. Non solo dai ragazzi della MotoGP, ma anche dai più piccoli”.

Chi, tra i più giovani, ti impensierisce di più in vista della stagione 2019?
“I più forti sono sicuramente Morbidelli e Bagnaia. Me li troverò tra i piedi in gara. D’altronde abbiamo lavorato per farli arrivare dove sono e renderli competitivi. Morbidelli verrà seguito da Forcada, uno che la M1 la conosce come le sue tasche. Parlando delle altre classi, anche mio fratello sta crescendo tanto, quando ha vinto la sua prima gara ho pianto. Sarebbe bello correre con lui nel 2020”.

Quanto ci metti a vestirti prima della gara?
“Almeno 15 minuti. Vestirsi è un rito per me. In situazioni normali sotto la tuta metto dei pantaloncini simili a quelli dei ciclisti; poi ho delle calze tecniche e un sottotuta attillato. Quando fa più freddo, invece, uso anche una maglia termica. Le tute da gara sono tutte forate ma con le temperature troppo basse ci viene data una tuta non forata, tutta pelle”.

Perdi peso nei week end di gara?
“Si, circa 2,5 kg a gara. Stiamo in moto circa due ore al giorno per tutto il week end e in quel periodo mangi bene e poco”.

Quali sono le tue piste preferite?
“Mugello, Assen, Barcellona e Philip Island. Queste quattro direi. Assen è una delle pochissime piste dove corrono solo le moto e nasce come circuito cittadino. È detta l’Università della moto perché è una pista complessa”.

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