Motociclismo

Motociclismo / aprile 2020 54 a attualità attualità APRILIA RS 660 DESIGN E CICLISTICA M arco Lambri gongola. Nel quartier generale di Noale, ci accoglie col sorriso di chi è entusiasta del proprio lavoro nonostante “i piccoli compromessi a cui tutti i designer del mondo devono scendere”. Di chi sa che tutti i comparti di Aprilia, nessuno escluso, hanno realizzato la moto giusta per andare a presidiare un segmento di mercato strategico. Abbiamo iniziato a conoscere il motore della RS 660 (Motociclismo 03/2020); su questo numero passiamo alle carene che avvolgono il telaio. Quali sono state le linee guida estetiche della nuova RS 660? Stilisticamente, il progetto non ci ha creato grossi dubbi, doveva essere un’Aprilia. I principi da seguire ci erano ben chiari: RS 660 doveva essere figlia della RSV4, anche se non è stato semplice raggiungere un compromesso con le varie aree tecniche. Nel nostro caso abbiamo cercato semplicità e compattezza sia nella meccanica sia nello stile. Un design semplificato porta ad una conseguente riduzione di peso, numero di superfici e pezzi. È vero che il codino richiama la RSV4, ma davanti… c’è poco in comune. “La RSV4 è invecchiata molto bene. Secondo noi la parte più attuale, contemporanea e moderna della RSV4, nonostante gli 11 anni di vita, è certamente il codino. Per questo motivo lo abbiamo ripreso sulla RS 660. Abbiamo deciso invece di osare di più con la parte anteriore della moto. Abbiamo mantenuto lo sguardo “a tre occhi”, caratteristico di Aprilia, e lo abbiamo mescolato ad una aerodinamica approfondita e raffinata. Abbiamo studiato una soluzione che coinvolgesse in contemporanea i tre fari, l’aerodinamica e la presa dinamica centrale. Abbiamo cercato anche di dare una riconoscibilità alla moto al buio, non solo tramite “i tre occhi”. I fari sono come “graffi luminosi”, che rendono distintiva la nostra moto anche in caso di scarsa luminosità. Le donano uno sguardo, un’anima unica”. Il design è stato realizzato anche seguendo i riscontri in galleria del vento? “È stato fatto uno studio particolarmente complesso per la carenatura. Essa infatti presenta una doppia parete, utile a smaltire in maniera più efficiente il calore proveniente dal motore (effetto di depressione). Abbiamo quindi condotto studi sia in galleria del vento che tramite CFD (“Computational Fluid Dynamics”). Abbiamo testato anche in aeroporto, dove è presente un grande rettilineo utile a lanciare la moto alla velocità massima”. Quanto fa di velocità massima? “Intorno ai 230 km/h, ma è ancora presto per avere un dato definitivo”. Per quanto riguarda lo scarico, avete studiato diverse configurazioni? “Inizialmente abbiamo valutato uno scarico lungo e passante lateralmente al forcellone per poi trovare la soluzione di scarico corto alloggiato sotto il motore. Questo ci ha permesso una semplificazione notevole a tutti i livelli”. Qual è il rapporto tra ciclistica e design? “L’obiettivo è stato quello di minimizzare le strutture. Tutto è ‘aggrappato’ al motore portante. Tutto “ruota” attorno ad esso. Il mono-ammortizzatore posizionato in obliquo ci ha creato non pochi problemi perché occupa molto spazio. È stato però valorizzato dal colore della molla. L’assenza di leveraggi è stata compensata da un fissaggio raffinato al forcellone tramite coperture, il che rende il tutto molto ‘tecnico’. La zona centrale della RS 660 risulta quindi vuota, a causa dell’assenza delle piastre telaio e delle due travi che sarebbero dovute arrivare fino al pivot”. Il forcellone sembra davvero molto lungo… “Vero! E il rischio era quello di creare delle sproporzioni su una moto così compatta. Sono stati dunque svolti numerosi studi su di esso, con l’obiettivo di integrarlo al meglio con scarico, motore e pedane sia dal punto di vista stilistico che ingegneristico. È un oggetto semplice, monoblocco, ma raffinato dal punto di vista estetico. Unendo la copertura parafango e para-catena siamo riusciti ad arricchirlo al meglio. Inoltre, i supporti pedane sono incernierati al fulcro perno forcellone e al motore, che ha funzione portante. Il supporto sella invece arriva dal mondo delle corse e in particolare dalla RS250. La moto, pur essendo una sportiva, a livello “Aprilia sposa le soluzioni bidimensionali che si ispirano ai profili alari degli uccelli. La RS 660 la considero una rondine: gentile, ma dalle prestazioni formidabili”. Ce lo dice in un incontro a Noale Marco Lambri, responsabile del Centro Stile Gruppo Piaggio. Nell’intervista a seguire, tutti i passi estetici (e anche qualcosa in più) che hanno portato a definire una moto che si basa su semplicità costruttiva, leggerezza, compattezza. E che arriverà in estate UNA RONDINE DOPO LA PRIMAVERA di Federico Aliverti Una moto deve essere bella anche col pilota in sella

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