Norton Dominator: esclusiva, impegnativa
Identikit
CILINDRATA | 961 cc |
POTENZA | 72 CV |
PESO IN ORDINE DI MARCIA | n.d. |
PREZZO C.I.M. | 30.000 euro |
Ricordiamo ancora l'emozione con cui, nel 2010, varcammo la soglia della allora rinnovata sede Norton, all'interno del parco del circuito di Donington, in Inghilterra. L'occasione era di quelle ghiotte: testare in anteprima la Commando 961, la più iconica delle café racer. Una prelibatezza tale che si meritò la copertina di Motociclismo di agosto di quell'anno. Oggi, a distanza di sette anni, ci bastano poche decine di chilometri di strada dalla redazione per salire in sella alla nuova Norton. La sede del nuovo importatore italiano - la Pelpi International di Merone (CO) - è in Brianza, a due passi dal Lago di Como. Abbiamo a disposizione il primo - e forse ancora unico - esemplare in Italia della più estrema delle naked britanniche. Il motore, bicilindrico in linea raffreddato ad aria e olio, con distribuzione ad aste e bilancieri è praticamente lo stesso testato a Donington. Ora però è omologato Euro 4 e, pur adeguato alla normativa, non sembra aver perso per strada alcun CV e, soprattutto, nemmeno un grammo del suo carattere. In pratica è l'aggiornamento del twin della Commando degli anni Settanta, imbrigliato in una ciclistica tutto sommato tradizionale: ha un telaio a doppia culla in acciaio ispirato, nel layout generale, al mitico Featherbed della Norton Manx. Raffinatissime le sospensioni, così come la dotazione in generale, che fa ampio uso di alluminio e fibra di carbonio.
“Chi se ne importa se è scomoda”
Guidare una Norton Dominator è un’esperienza contrastante. Da un lato parti e sorridi compiaciuto, senza mai toglierti dalla testa la sua estetica elegante, appariscente ed estremamente Sixties. Dall’altro le prime sensazioni sono molto meno “romantiche”. Vengono condizionate da una sella alta e dura, rivestita solo da un centimetro di neoprene. Poi le pedane, correttamente angolate ma piuttosto larghe che, a volte, restano all’insù: capita di cercarle invano nel vuoto alla partenza a causa della mancanza delle molle di richiamo. Il serbatoio (molto capiente, ben 17 litri dichiarati, è l'unico elemento in plastica ed è prodotto in Italia), molto rastremato nella parte posteriore, permette di stringere bene la moto tra le gambe, a patto di arretrare sulla sella per far rientrare le ginocchia negli incavi. Poi i semimanubri che obbligano a una posizione molto caricata sui polsi. Insomma si tratta di una moto adatta a una guida sportiva, ma davvero affaticante, anche a causa di un raggio di sterzo pari a quello di un autoarticolato. Ma quando scendi, la guardi ancora e pensi: “Chi se ne frega se è scomoda!”.
Infili il casco, giri la chiave e, appena premuto l’avviamento, senti il pompare roco del suo bicilindrico tenuto a bada dagli scarichi originali, fin troppo “educati”. A freddo, ruotando il gas, pare quasi zoppicare con un’accentuata sonorità meccanica di fondo, ma poi a caldo l’erogazione torna a essere regolare. Si percepisce subito che non abbiamo a che fare con un propulsore dalle velleità sportive, piu tosto un compagno fidato che sa farsi apprezzare anche senza rincorrere la potenza pura. Appena partiti non è semplice trovare subito una “chiave di lettura” di questa Norton, distratti anche dalle vibrazioni meccaniche. Bisogna adeguarsi al suo carattere e assecondare una ciclistica decisamente più portata ai percorsi ampi e scorrevoli. Nello stretto risulta difficile e chiede impegno per essere usata in modo fluido. Anche la frizione, come il motore, a caldo funziona in modo più regolare: nei primi chilometri è un po' secca nello stacco, poco modulabile. Per rendere al meglio nella guida è bene arretrare sulla sella e condurre la Dominator di corpo per farla scendere rapidamente in piega contrariamente a quanto vorrebbe il suo baricentro piuttosto alto. Complice anche un avantreno pesante, questa Norton è decisamente più stabile che maneggevole. Una volta impostata la traiettoria è precisa e, poco per volta, porta a fidarsi.
Il bicilindrico made in England ha una prontezza e una coppia davvero gratificanti. Consente di scendere fino a 2.500 giri/min nel rapporto più lungo per poi risalire con una bella progressione, senza picchi di spinta o cali di potenza. Cercare la zona rossa del contagiri è inutile: meglio passare alla marcia superiore e godersi il tiro nell’arco ottimale di utilizzo tra i 3.000 e i 7.000 giri/min. Il cambio è preciso, ma non rapidissimo negli innesti, a causa di una corsa della leva non proprio breve e trovare il folle da fermi a volte risulta difficoltoso. All’impianto frenante marcato Brembo manca solo il mordente dei più recenti sistemi radiali sportivi e per questo ci vuole un’azione sulla leva un po’ più robusta del solito; in compenso offre una modulabilità da primato e rimane costante nel rendimento anche sotto sforzo. Il comando del freno posteriore offre una sensibilità adeguata al tipo di utilizzo. Le sospensioni sono fornite dalla Öhlins e hanno una taratura tendente al rigido, settate per un pilota di circa 80 kg. La forcella è scorrevole e ben frenata, e garantisce una notevole resistenza all’affondamento senza comunque generare saltellamenti anche strizzando a fondo la leva del freno. Il monoammortizzatore invece ha una risposta piuttosto secca, adatta a fondi regolari e richiede una regolazione ad hoc per potersi adattare alla taglia di chi guida. Nella guida in città o su asfalto non omogeneo, trasferisce tutto al fondoschiena del pilota che, come anticipato, poggia su un foglio di neoprene e niente più.
Insomma: ci piace, la Dominator? Sì e no. Senza contare il prezzo proibitivo - elemento comunque da tenere in considerazione - non la si può certo considerare una moto che “fa godere” nella guida. Una qualunque delle maxinaked in commercio va più forte ed è meno impegnativa da condurre, pur con il doppio dei CV a disposizione. Però nessuna di loro vi farà mai battere il cuore come lei. E poi c'è un'altra cosa di cui tenere conto: tra dieci, venti o anche cinquant'anni, avrete una ancora attualissima e desiderabile Norton Dominator. Non una naked qualunque.
La prova completa è stata pubblicata su Motociclismo di novembre 2017, dove trovate ogni dettaglio e i rilevamenti strumentali del nostro centro prove.