di Fabio Meloni - 27 January 2024

Kawasaki ZXR 400: una “settemmezzo” in miniatura

Kawasaki ZXR 400 e la nuova ZX-4R hanno molti punti di contatto e viene naturale vederle come legate da un forte vincolo di parentela. Ci sono, però, anche delle differenze importanti. Vediamo quali

Se osservando la nuova Kawasaki Ninja ZX-4RR vivete una vaga sensazione di déjà-vu, significa che avete buona memoria e almeno qualche capello bianco in testa. All’inizio degli anni Novanta Kawasaki si è resa protagonista di una manovra del tutto simile con il lancio sul mercato italiano della ZXR 400. Era anche lei una supersportiva quadricilindrica atipica, molto potente e raffinata in relazione alla cilindrata ma allo stesso tempo costosa tanto da avvicinarsi a sportive di cubatura maggiore.

Lei e la nuova ZX-4R hanno molti punti di contatto e viene naturale vederle come legate da un forte vincolo di parentela. I due motori hanno misure di alesaggio e corsa identiche (57x39 mm), sono entrambe molto potenti (70 CV rilevati all’albero per la ZXR), hanno quote ciclistiche simili (23,5° di inclinazione del cannotto di sterzo e 1.385 m di interasse per la ZXR, 23,5° e 1.380 mm per la ZX-4R) e pesi confrontabili (176 kg rilevati a vuoto per la primogenita). Esistono allo stesso tempo differenze importanti oltre quelle ovvie legate al tempo trascorso (la nuova ha controllo di trazione, mappature di erogazione…) e all’evoluzione dello stile. Una su tutte, la ZXR 400 era direttamente derivata dalla versione di 750 cc e, anche per questo, aveva soluzioni da vera supersportiva di grande cilindrata come telaio e forcellone in alluminio.

La ZX-4R è invece imparentata con la ZX-25R, piccola sportiva di 250 cc con la quale condivide telaio e forcellone in acciaio. Secondo la prova pubblicata su Motociclismo 10/1992, la ZXR 400 aveva appunto “telaio, sospensioni e freni di riferimento per una supersportiva, non solo di questa cilindrata”. Le sue dimensioni contenute la rendevano adatta “solamente a piloti di statura piccola e media”, si guidava “con grande facilità” e aveva ciclistica e prestazioni “da primato, per la cilindrata”. Il suo terreno preferito era la pista e il motore dava il meglio di sé agli alti. “A partire dagli 8.000 giri/ min la spinta diventa corposa e a 10.000 giri/min si fa entusiasmante portando in un attimo all’intervento del limitatore, impostato a 14.500 giri/min”.

Con un prezzo di 13.700.000 lire (equivalenti oggi a 12.150 euro, secondo lo strumento di calcolo on-line del Sole 24 Ore) era molto costosa, troppo per avere successo: costava più della sport-tourer di Casa ZZ-R 600. Il nostro centro certificava per lei una velocità massima di 212 km/h, mentre i 400 metri con partenza da fermo venivano coperti in 12,6 secondi con velocità di uscita di 171 km/h.

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