VERSO IL TRENTINO E OLTRE: dal Maloja al monte Giovo 

CILINDRI IN VIAGGIO, RACCONTI DI ESPERIENZE SU DUE RUOTE

Con questa rubrica vorrei portarvi in moto come passeggeri immaginari attraverso luoghi ancora (da me) inesplorati e trasmettervi il mio stupore e le mie impressioni così da invogliarvi a salire in sella e partire. Per me tutto ciò che è nuovo è uno spettacolo, in moto lo è ancora di più.

SI PARTE: VERSO LA SVIZZERA

Sono le sei del mattino di un giorno di agosto e, nel silenzio delle prime fioche luci dell’alba, si accendono i tre cilindri della mia Yamaha Tracer 9 GT pronti per macinare chilometri. Da Oleggio Castello, alle porte di Arona sul lago Maggiore, si parte per una breve tappa nelle periferie di Milano per recuperare i miei due compagni di viaggio, entrambi accompagnati da una MV Turismo Veloce. Il tragitto è già calcolato e la meta è chiara: Luson, un piccolo paesino sopra Bressanone.

Le prime ore della giornata sono quelle che preferisco perché la gente in giro è poca e la temperatura ideale, due fattori che portano il godimento dell’inizio di un viaggio alle stelle. Attraversando qualche ancora troppo assonnato paese, arriviamo sulle sponde del lago di Lecco per dirigerci verso nord alla volta della Svizzera.

*CONSIGLIO* – se non avete problemi di tempo (come noi in questo caso) vi consiglio la sponda occidentale del lago di Como, sicuramente più panoramica anche se trafficata nei fine settimana estivi.

Proseguendo per le infinite gallerie che dividono Lecco dalla punta settentrionale del lago, arriviamo a Colico dove iniziamo a vedere i primi cartelli che ci indicano che ci stiamo avvicinando al confine elvetico. L’ultimo paese un po’ più abitato prima della Svizzera è Chiavenna ed è proprio qui che ci fermiamo per la fondamentale pausa colazione.

Da qui la strada si biforca: verso nord si può proseguire verso il passo Spluga mentre verso est si raggiunge il passo Maloja o Maloggia. 

IL PASSO MALOJA O MALOGGIA

Superata la dogana tra Italia e Svizzera la strada inizia a diventare interessante per chi, come me, ama non stare un attimo fermo sulla sella. L’asfalto, come i luoghi comuni sulla Svizzera ci insegnano, è magico a dir poco: non presenta nessun tipo di imperfezione e la carreggiata è davvero larga per potersi divertire pur rimanendo in sicurezza.

Ciò che ci circonda è un’infinità di tonalità di verde, dai prati più chiari ai pini e abeti più ombrosi. 

Sono otto i tornanti che, ancor prima del passo vero e proprio, mi danno come un assaggio di ciò che devo aspettarmi in questo viaggio: curve, curve e ancora curve. Sembrano fatti per i motociclisti, per il nostro puro divertimento.

Usciti dal bosco di conifere che avvolgeva l’asfalto ci ritroviamo in un bellissimo rettilineo aperto che ci fa apprezzare a pieno tutto il paesaggio montano svizzero prima di raggiungere il passo Maloja. Quest’ultimo è composto da una quindicina di tornanti stretti che ti portano abbastanza rapidamente a quota 1815 metri. Non è consigliato superare in queste curve, a meno che non vi troviate un pullman davanti come è successo a noi, sono certo che vi divertirete.

*CONSIGLIO* – per chi come me non si vuole perdere gli adesivi dei vari passi che visita in moto, dopo l’ultimo tornante direzione St. Moritz sulla sinistra c’è un bar che li vende dove ci si può fermare per una pausa nel verde della montagna.

OFENPASS, UMBRAIL E STELVIO

Proseguiamo quindi il nostro fantastico viaggio alla volta dell’Ofenpass attraversando il cantone svizzero dei Grigioni. 

Subito dopo il passo Maloja ci accolgono tre laghi meravigliosi: Sils, Silvaplana e Sankt Moritz. Il verde deciso delle conifere si riflette sull’azzurro profondo di questi bacini di origine glaciale lasciandoci senza parole.

*CONSIGLIO* – tempo permettendo, vi invito a fermarvi per una pausa in questi laghi. Sono uno spettacolo per gli occhi e offrono anche diverse attività come vela e canoa.

Continuando la nostra strada ci troviamo a percorrere la statale 27 dei Grigioni sino a Zernez: una bella strada comoda con curve dolci da percorrere godendosi il panorama. Proprio in questo paese svoltiamo verso est imboccando la statale 28 direzione Italia, ma senza fretta perché dobbiamo ancora superare tre passi. La quota inizia a salire nuovamente e ci si trova immersi in strade spettacolari circondate da boschi che sembrano infiniti. Ho ben fissata nella memoria l’immagine di questo rettilineo avvolto dal Parco Nazionale Svizzero, sembrerebbe una di quelle classiche strade americane che paiono eterne, trasportata qui sul nostro tragitto. 

Proseguendo su questa strada ricca di curve raggiungiamo l’Ofenpass o passo del Forno, a 2.149 metri nella val Müstair, dove ci aspetta un ampio parcheggio con un bar/ristorante dove, chi vuole, può fermarsi per una meritata pausa. 

Giusto il tempo per acquistare l’adesivo del passo e siamo di nuovo in sella, carichi per continuare il viaggio alla volta dell’Umbrailpass. La strada ora è in discesa, sempre pronta a far piegare le nostre moto attraversando qualche piccolo paesino di questa valle. Arrivati in un centro poco abitato che prende il nome della valle (Val Müstair appunto), acceleriamo verso il passo. Per chi come me è la prima volta che lo percorre, sembrerà quasi di essere sulla strada del passo dello Stelvio, ma così non è. Infatti la strada dell’Umbrailpass (o Giogo di Santa Marta) arriva ai piedi degli ultimi tornanti dello Stelvio e mette in collegamento l’Italia e la Svizzera poiché, al termine di essa, è presente la dogana tra i due paesi. Il percorso risulta meraviglioso: si sale abbastanza rapidamente di quota e si viene proiettati direttamente in una montagna che, a differenza di quella vista finora, risulta essere quasi brulla dopo una certa altitudine. Le curve sono una magia, dai primi tornanti in rapida successione sino agli ultimi intervallati da qualche panoramico rettilineo.

Giunti alla dogana svoltiamo a sinistra per percorrere gli ultimi metri arrivando, quasi improvvisamente, al culmine del passo dello Stelvio che regna, essendo il valico automobilistico più alto d’Europa, a quota 2.757 metri.

*CONSIGLIO* – prima di partire alla volta dello Stelvio assicuratevi, data l’altitudine, che la strada sia già sgombra dalla neve e che il meteo sia favorevole. Non è sicuramente un’esperienza adatta a tutti ritrovarsi ad affrontare i suoi tornanti nella nebbia.

Dopo un pranzo veloce (il passo è ricco di stand dove acquistare gadget e il pranzo se vi accontentate di un panino) proseguiamo in direzione Trentino Alto-Adige. Subito ci imbattiamo nelle più celebri e tecniche curve del passo: si tratta di 48 tornanti molto stretti, soprattutto quelli iniziali. Personalmente è un tipo di curva che adoro perché fa uscire a pieno la tecnica nella nostra guida, ma capisco che, specialmente per chi è alle prime armi, sia un po’ spaventoso. 

*CONSIGLIO* – se possibile cercate di percorrere questa strada lontano dai weekend o dai giorni festivi di punta perché, oltre che caotico, può risultare un po’ pericoloso in queste curve. Non è raro imbattersi in camper e pullman che invadono l’opposta corsia per poter girare e ciò si aggiunge a tutto il resto del traffico.

PASSO GIOVO

Dopo una scorpacciata di curve e tornanti, la strada si trasforma in una statale più trafficata immersa nei meleti della val Venosta, in cui l’Adige ci accompagna fino a raggiungere Merano. Ormai si sono fatte le 17, ma siamo ancora carichi come bambini per affrontare l’ultimo passo della giornata: il passo Giovo. E’ un valico alpino che collega Merano e Vipiteno e raggiunge i 2.096 metri di altitudine. Sino a San Leonardo in Passiria la strada è sicuramente panoramica, ma niente di che per ciò che interessa a noi in moto. Dopo questo piccolo paesino montano sembra di essere stati improvvisamente risvegliati poiché è un susseguirsi di curve strette, rettilinei veloci e, come se ci mancassero, tornanti immersi nel bosco che ci portano man mano ai prati erbosi e ingialliti della vetta. Sarà stata l’emozione di questo viaggio o saranno stati i colori del tramonto che si avvicinava, ma l’arrivo in cima è stato uno spettacolo unico. Per tutto il passo la strada è stata sgombra da qualunque rallentamento e, dopo essercela goduta, la vista che si apre in vetta è indescrivibile. 

*CONSIGLIO* – assolutamente dovete fare una pausa al rifugio Stella Alpina, ritrovo dei motociclisti, per una fetta di strudel e per ammirare la catena montuosa trentina che si staglia di fronte a voi

Dopo una ben meritata fetta di strudel ci dirigiamo scendendo in direzione Vipiteno. L’asfalto non è dei migliori ed è un po’ un peccato perché la strada, pur non essendo lunghissima, è comunque divertente da percorrere.

GLI ULTIMI CHILOMETRI

Da Vipiteno a Bressanone, dato l’avvicinarsi della sera, siamo costretti a guidare in autostrada. Gli ultimi chilometri da Bressanone a Luson, la nostra meta finale, sono nuovamente una sorpresa. Si pennellano curve una dietro l’altra immerse in un ennesimo ma mai noioso bosco di abeti. 

Come al termine di ogni viaggio la sensazione è un misto di contentezza, soddisfazione, ma anche di malinconia per ciò che si è visto nel tragitto e per le emozioni che ogni curva ha suscitato dentro ognuno di noi. 

Sono un ragazzo con la passione della moto come, penso, chi leggerà queste parole. Spero di avervi strappato un sorriso perché sarebbe la dimostrazione che, qualunque siano le nostre differenze, viviamo l’amore per la moto in modo puro e analogo.

Grazie per il tuo tempo, spero di poter raccontare un nuovo viaggio su due ruote.

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Giorgio Calabrese

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