Il Quinto Elemento. Visita alla fabbrica CFMOTO in Cina

Quando parliamo di prodotti provenienti dalla Cina, siano essi tablet, smartphone, pc o più semplicemente capi di abbigliamento oppure oggetti d’arredo, questi vengono accolti con un certo scetticismo. Quest’aria di diffidenza è riscontrabile anche nel mondo moto, dove ogni nuova proposta che che giunge a noi viene vista dalla maggior parte degli utenti come un qualcosa di poco affidabile, realizzato ed assemblato chissà dove, con l’utilizzo di chissà quali materiali…

Si tratta di pregiudizi provenienti dai primi anni duemila, dove tutti noi abbiamo attraversato il periodo del “Made in China” sinonimo di qualità scadente, ma i tempi sono cambiati e chiunque abbia un minimo di razionalità nel valutare oggettivamente quanto stia accadendo, si renderà conto di come il livello qualitativo e di affidabilità sia generalmente cresciuto in misura esponenziale. Nel mondo della telefonia ad esempio, nel 2023 il marchio cinese Xiaomi è stato il terzo più venduto al mondo, preceduto soltanto da colossi come Samsung e Apple. Alle sue spalle Oppo, azienda telefonica cinese prima per numero di vendite nel proprio territorio e quarta a livello globale. Naturalmente non tutto ciò che proviene dal paese della Grande Muraglia è costruito a regola d’arte, vi sono delle gerarchie tra brand più e meno solidi ed affidabili, ma allo stesso tempo ci sentiamo di affermare che è giunto il momento di mettere da parte i pregiudizi.


Tornando in ambito motociclistico CFMOTO è una azienda nata nel 1989 ad Hangzhou, una città situata a circa 200 km ad ovest di Shanghai, dove tutt’oggi risiedono il quartier generale e il polo produttivo e logistico dell’Azienda. La storia di questa realtà nasce sia dalle due sia dalle quattro ruote; in Cina infatti è leader nella produzione di ATV ma già nei primi anni del nuovo secolo era entrata nel mondo degli scooter e delle moto restando però nel solo mercato locale. Attualmente, CFMOTO è prima fra le Case motociclistiche cinesi nel settore delle grosse cilindrate ed esporta i propri prodotti in tutto il mondo: una crescita avvenuta anche grazie ad importanti accordi commerciali, come ad esempio la join venture stipulata con KTM, con la quale ha realizzato un’area produttiva ad hoc per la costruzione delle “Kappa” di media cilindrata (790 Duke, 790 Adventure) ad Hanghzou, nonché del loro motore.

Tale sinergia fra le due Case prevede che CFMOTO possa costruire e utilizzare per i propri modelli di moto dei motori nati partendo da progetti KTM. Il primo frutto a vedere la luce è stata la crossover 800MT, seguita poi lo scorso anno dalla naked 800NK, una moto nata sulla falsariga della KTM 790 Duke. Tuttavia CF produce anche modelli per conto suo progettandoli e realizzandoli ex novo in ogni singolo bullone, come la piattaforma di successo 450 che vede schierate la naked 450NK, la sportiva 450SR e la adventure 450MT. Moto che nascono proprio ad Hangzhou, e che abbiamo visto “prendere forma” durante la nostra visita in Azienda.


Città nella città


Un termine utilizzato nell’Urbanistica, ma che in questo caso richiama concettualmente a quanto si cela all’interno delle mura di CFMOTO. Per “Città nella Città”, o micro città, si intendono luoghi dinamici ma autonomi, racchiusi all’interno di un più ampio contesto urbano. Dentro di esse si creano dei micro sistemi in grado di funzionare indipendentemente da ciò che le circonda, offrendo servizi commerciali, luoghi di collettività e svago. Varcata la soglia dei cancelli dell’azienda, la sensazione è proprio quella di essere all’interno di un organismo urbano armonioso, pensato e costruito per funzionare da sé con estremo equilibrio.

L’edificio principale si struttura su quattro livelli, e la distribuzione interna viene definita da una corte centrale con un’area verde. Lo stile è high-tech così come per l’unità prospiciente, facciate continue in vetro e acciaio definiscono i quattro prospetti e le superfici interne sono caratterizzate dall’essenzialità: niente fronzoli o spazi di risulta, ma aree regolari e “aperte”, così da essere versatili e pronte a qualsiasi cambiamento. Linee pulite anche per gli arredi, mentre gli impianti a vista che corrono lungo i soffitti richiamano concettualmente al Centre Pompidou di Parigi, opera che sovvertì maggiormente il concetto di architettura nell’era moderna e contemporanea. A lato del perimetro aziendale notiamo dei cantieri; “cosa nascerà?”, domandiamo. “Dei grattacieli di nostra proprietà, abbiamo bisogno di espanderci”…


Al piano terra l’ingresso è trionfale: soffitti a doppia altezza, marmo, colonne, specchi, numerosi elementi di design, un’area espositiva di abbigliamento e accessori CFMOTO affiancata da un’area relax in cui gustare un buon caffè di Starbucks. Una manna dal cielo questa, dopo quasi 30 ore senza chiudere occhio per via del fuso orario! Sulla destra è collocato l’ingresso al museo, un percorso espositivo che illustra la storia del marchio dalla sua nascita ad oggi, dal debutto di una CFMOTO all’Isola di Man nel 2013 sino alla produzione dei più recenti modelli, la tourer realizzata sulla piattaforma del bicilindrico a V di 1290 cc di KTM e in dotazione alle forze di polizia cinesi, all’esposizione di motori marini e degli ATV. Una linea temporale che dimostra la crescita di questo Marchio, nato come realtà locale ed ora diventato una Azienda globale con sempre più fame di espandersi. Un’angolo è dedicato al concept SR-C21, con il quale CF ha conquistato la stima di gran parte degli europei ad Eicma 2021. È li, in uno spazio tutto suo, come a voler dire che fra un po’ una supersportiva arriverà…


Al termine di questo serpentone troviamo una stanza con un maxischermo lungo oltre dieci metri. Su questo mega nastro vengono trasmessi in tempo reale tutti i dati relativi alla produzione delle moto negli stabilimenti adiacenti, le consegne dei veicoli nel mondo, gli scambi commerciali, la produttività degli operai. Da qui si controlla tutto -in sostanza- e questa costante sensazione di supervisione di ogni singola attività ci accompagnerà nel resto della nostra visita. Come accennato poco fa, all’interno dell’area aziendale vi sono diversi servizi, tra cui tre differenti mense dedicate a tutti gli operai e dipendenti. Queste, suddivise una per piano, offrono tre diversi tipi di cucina, e il costo a pasto per ogni dipendente è simbolico, poco più dell’equivalente di un nostro caffè al bar. Terminata l’ora di pausa, a cui tutti i dipendenti hanno diritto nei loro turni, che generalmente variano tra le 8 e le 9 ore, ci dirigiamo all’interno degli stabilimenti produttivi, sia quello CFMOTO sia quello KTM.

La linea produttiva

Iniziamo dal primo, dove abbiamo avuto modo di assistere all’assemblaggio della sportiva 450SR. Ciò che sorprende non è solo il livello di ordine e pulizia, ma l’automazione della catena di montaggio e del layout generale dell’area. Ogni operaio ha il suo preciso compito, e per assemblare un singolo esemplare è sufficiente poco più di mezz’ora. Si inizia dai motori, che giungono alla linea già chiusi e, come primo step, vengono inseriti all’interno dei telai. Questi sono realizzati in loco, attraverso saldature a laser e trasportati dal luogo di saldatura/verniciatura alla linea produttiva attraverso carrelli robot automatizzati, i quali si muovono lungo un percorso prestabilito e contrassegnato da righe gialle sulla pavimentazione.

Inserito il propulsore, si passa alla lavorazione dell’avantreno e successivamente del retrotreno, poi vengono montati e collegati i cablaggi. Terminate queste operazioni, ogni singolo esemplare di moto giunge sulla propria piattaforma automatizzata nel luogo dei collaudi, dove sono presenti un banco a rulli e altri macchinari per verificarne ad esempio i decibel emessi dal terminale di scarico. Dopo le dovute verifiche e i collaudi per verificarne il corretto funzionamento, le moto passano all’area di stoccaggio, dove verranno imballate e successivamente spedite.

KTM R2R


Durante la nostra permanenza in Azienda abbiamo avuto occasione di visitare anche lo stabilimento nel quale vengono prodotte le KTM, secondo la join venture di cui vi abbiamo parlato all’inizio di questo articolo. La scritta KTM R2R non è solo una particolare insegna scelta per simboleggiare l’edificio produttivo, ma il marchio con cui le KTM vengono commercializzate in Cina, poiché il brand KTM nel paese del Drago era già registrato. Quindi carter motore e grafiche vengono stampati con questo logo, la cui sigla “R2R” è acronimo del claim di Mattighofen: “Ready To Race.”


Si tratta di una zona top secret, tanto da spingere i dipendenti a requisirci telefoni cellulari e videocamere prima di entrare all’interno dell’area produttiva. Anche in questo caso il livello di ordine e pulizia è da riferimento, a testimonianza di come (forse) una realtà europea che si interfaccia quotidianamente con una asiatica abbia potuto occidentalizzare quest’ultima. La catena di produzione inizia dall’assemblaggio dei motori; davanti ai nostri occhi abbiamo assistito alla nascita del bicilindrico LC8c dei modelli 790. Viene fatto manualmente, pezzo dopo pezzo, e successivamente la catena produttiva delle moto riprende il sistema a singola piattaforma della linea CF.

Del rapporto con KTM ne abbiamo parlato con Charles Ni, International Business di CFMOTO, il quale ci ha raccontato di come la sinergia fra le due aziende rimarrà nel prossimo futuro e verrà persino implementata. Durante il colloquio leggiamo negli occhi di Charles, oltre ad un fare molto amichevole e confidenziale, una certa risolutezza su ciò che sarà di questa Azienda. La potenza di fuoco è significativa e più che solida, merito anche (sospettiamo) di un pieno appoggio da parte dello Stato, che ci è sembrato essere coinvolto più di quanto fosse già percepibile appena varcata la soglia dell’Azienda. Nulla di male, anzi, è una buona cosa che il Governo sostenga realtà che in primis danno lavoro a migliaia di persone (ci è stato detto oltre 5.000 dipendenti), e che contribuiscono a fornire linfa al mercato moto globale, con modelli accessibili sia nella guida sia nel prezzo, a cui va il merito di aver fatto avvicinare o ri-avvicinare orde di giovani ed ex giovani al mondo del motociclismo.

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