Al GP di San Marino sono bastati due giri con la pioggia per scompigliare le carte e far emergere le vere qualità dei piloti
Mancano pochissimi giorni al secondo GP di Misano (quello che recupera la gara persa in Kazakistan) e, ovviamente, siamo tutti curiosi di vedere cosa farà Marc Marquez. Nei miei CiacciaGP ogni tanto tiro fuori il Dio Burlone del Motociclismo (DBM), che si diverte a decidere le sorti delle gare di moto. L’avevo tirato in ballo ad Aragon, durante il primo week end di settembre, dicendo che si era stufato di leggere articoli che dicevano “Bagnaia e Martin fanno un altro sport, che ci fa Marquez nel team ufficiale 2025?”. Così in Spagna aveva fatto in modo che si venissero a verificare le due condizioni preferite di Marc, ovvero la pista sinistrorsa con fondo scivoloso. Lo spagnolo aveva dominato. Ma poi, alla Sprint di Misano del 7 settembre, le condizioni sono tornate normali e Marc non ha vinto. Al che, il DBM ha detto: “Sai che c’è? Mi voglio divertire anche qui. Vediamo cosa succede se faccio piovere soltanto per due giri, poi basta”. A Misano, l’8 settembre, la gara stava andando come al solito: Bagnaia e Martin a giocarsi la vittoria, gli altri dietro. Marquez era tipo quinto o sesto. Son bastate due gocce di pioggia per creare il caos e far rendere i piloti in base alle loro caratteristiche. Come la pista è diventata viscida, in due curve Marquez ha superato tutti, s’è messo davanti e c’è rimasto anche quando l’asfalto è tornato asciutto. Se consideriamo che i fondi scivolosi sono quelli dove contano di più le palle e la sensibilità, allora verrebbe da dire che Marquez, nonostante l’età e gli acciacchi, si potrebbe ancora considerare il pilota più forte al mondo.
Bagnaia, dopo il suo sorpasso, ha agito da calcolatore e si è accontentato del secondo posto. Martin, all’opposto, ha agito d’istinto, entrando subito ai box per prendere la moto gommata da pioggia. Ha fatto la figura del pollo, perché subito dopo ha smesso di piovere e ha dovuto tornare a cambiare moto di nuovo, tra l’altro perdendo un sacco di tempo perché la squadra era impreparata. Risultato: ha perso 19 punti in un colpo solo, dopo che era riuscito a guadagnarne 26. Ma è stato veramente un pollo, il povero Marc? Nì. Perché se avesse continuato a piovere sarebbe stato un eroe e avrebbe vinto per distacco, incrementando un distacco in classifica che era già molto buono. Quindi nessuno poteva sapere come sarebbe evoluto il meteo, hanno avuto fortuna gli altri a restare in pista con le slick. Dove Martin ha sbagliato, confermando la sua debolezza tattica, è nel non essere stato addosso a Bagnaia. Quando sei in testa a un campionato, la cosa migliore da fare è seguire il tuo rivale diretto in tutto quello che fa. Ricordo che, ai tempi delle mitiche Dakar anni 80, s’era creato il dualismo tra Franco Picco ed Edi Orioli. Il primo, se vedeva che il suo avversario andava a sinistra, andava a destra, nella speranza di fare il colpo grosso. Ma, così facendo, ha sempre perso la gara. Il secondo si incollava al suo inseguitore diretto, senza mollarlo un attimo, qualsiasi cosa facesse, fino a intossicarlo con la sua presenza: e ha vinto quattro Dakar. Viene facile pensare che Martin sia Picco e Bagnaia sia Orioli.
Fatto sta che Marquez ha vinto tre delle ultime quattro gare, tra Sprint e Lunghe, ha guadagnato punti in classifica, ha riassaporato il gusto della vittoria e cercherà di riuscirci ancora, ma probabilmente gli equilibri resteranno gli stessi, al di fuori delle piste sinistrorse e scivolose. Lo vedremo tra pochissimi giorni a Misano… a meno che non piova. Fossi in Marc, farei la danza della pioggia.
In testa abbiamo Martin e Bagnaia che, in maniere completamente diverse, stanno lottando per la vittoria e sono praticamente a pari punti. Bagnaia è tattico, calmo, ragionatore, Martin è impulsivo. La cosa assurda però è che quello che cade di più è Bagnaia e questo spiega come mai sia secondo, pur avendo vinto molte più gare.
Alle loro spalle, parecchio staccati, Marquez e Bastianini stanno lottando per il terzo posto. Lo spagnolo, forte degli ultimi risultati, ha appena passato l’italiano.
La lotta per il quinto posto è anche quella per il predominio in sella alle KTM, con Binder che ha appena scavalcato Acosta. Poi c’è il sandwich con Di Giannantonio in mezzo alle Aprilia di Vinales ed Espargarò, moto chiaramente in crisi nelle ultime gare e con problemi di surriscaldamento che fanno soffrire i piloti.
Chiude la top ten Alex Marquez. Nel primo anno in cui entrambi i fratelli hanno la stessa moto, la stessa squadra e nessuno dei due in ospedale il confronto è impietoso. Pur senza problemi particolari, Alex ha meno della metà dei punti di Marc.
Poi ci sono due ducatisti italiani che lottano per l’undicesimo posto. Fa strano che Bezzecchi, che guida una 2023 di cui si lamenta sempre, sia davanti a Morbidelli, che è in sella a una 2024, giudicata da tutti la migliore moto in pista. Franco ha pagato pesantemente l’infortunio di questo inverno, ultimamente è tornato a lottare per il podio ma adesso dovrebbe inserirsi tra i primi costantemente.
Altra stranezza: i migliori piloti Honda, al 17° posto parimerito, sono Nakagami e Zarco, ovvero quelli del team satellite. Mir e soprattutto Marini sono in fondo alla classifica…
Ciaccia ma a proposito di dei burloni hai visto che si dice di te sull’internet? Il primo link che esce cercando “mario ciaccia motociclismo” di dà per vincitore del campionato nazionale di MotoGP nel 2015, dove pare tu abbia dimostrato la tua capacità di dominare le piste e superare i suoi avversari con destrezza e talento. Ammappa!
Ciao Mario, sono un fedele partecipante a tutti i testerday nonché un abbonato a Motociclismo cartaceo, quando mi arriverà il numero di settembre?