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A caccia di guai con Ivan Cervantes e la Tiger 900 Rally Pro

Abbiamo trascorso una gran bella giornata assieme all'ex iridato enduro Ivan Cervantes che tra mulattiere, guadi, tronchi ci ha mostrato cosa può fare la nuova maxi di casa Triumph anche in condizioni estreme

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"Pochi brand avrebbero avuto la sfacciataggine di fare ciò che abbiamo fatto oggi". A parlare (ragionevolmente) è Mattia Dodi, il nuovo Offroad Manager di Triumph Italia a chiusura di una giornata che non dimenticheremo. Un'attività organizzata contestualmente al GP d'Italia del Mondiale Enduro di Bettola (PC), partita come una scampagnata tra amici in sella alle Tiger 900 Rally Pro e che si è trasformata in una esperienza pazzesca. E forse inevitabile... Pensate agli ingredienti: 5 giornalisti capaci di andare in fuoristrada, moto che si dimostreranno all'altezza di ogni situazione e il 5 volte Campione del Mondo di enduro Ivan Cervantes a trainare la compagnia.

L'inizio è stato tranquillo e tutto si è svolto secondo i piani fino a tre quarti di giornata. Abbiamo affrontato mulattiere impegnative, passaggi tecnici, l'immancabile temporale e qualche dislivello ben scassato. Tutto molto divertente ma, in generale, niente da raccontare ai nipoti. Poi, all'improvviso, ci siamo fermati a un bivio: "Di qua non siamo passati nello scouting dei giorni precedenti, ma si dovrebbe fare prima, andiamo?". Avessimo avuto anche solo la minima avvisaglia di ciò che ci aspettava, avremmo messo la prima e ci saremmo fiondati a manetta sull'asfalto. Invece abbiamo accettato.

La moto

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Prima di raccontarvi come è finita, bisogna spendere due parole sulla moto, perché la nuova Triumph Tiger 900 Rally Pro è stata una sorpresa. Come vedrete l'abbiamo davvero messa alla prova e, nonostante tutti i guai in cui ci siamo cacciati, è sempre uscita alla grande, non ha riportato alcun danno e ci ha fatto divertire ben oltre le aspettative.

Il nuovo motore ha raggiunto quota 108 CV e 90 Nm di coppia, si sfruttano sospensioni Showa da 45 mm e 240/230 mm di escursione, ruote a raggi tubeless da 21/18'', freni Brembo Stylema. Tra le novità, il nuovo posizionamento del manubrio con le estremità più vicine al pilota di 15 mm, la nuova estetica, con una diversa conformazione del “becco” e un diverso andamento nella zona del quadro strumenti e dei pannelli laterali. L'ABS (disinseribile in mappa Offroad Pro) e il controllo della trazione hanno la funzione Cornering di serie, insieme all'acceleratore ride-by-wire. Oltre alla Offroad Pro ci sono altre quattro modalità di guida standard: Road, Rain, Sport e Off-Road (ABS solo davanti). Il tutto selezionabile dal nuovo schermo TFT da 7''.

Questi i dettagli principali di un modello che si è dimostrato all'altezza del fuoristrada più impegnativo. Una moto dal baricentro basso e per questo ben controllabile, non agilissima nei movimenti, ma sempre sincera, prevedibile e ben bilanciata. Il motore è docile e sfruttabile fino ai 5.000, dopodiché diventa più aggressivo e rabbioso, mixando perfettamente l'utilizzo su strada e in fuoristrada, dove dimostra anche una ottima trazione, fornita anche dagli pneumatici Metzeler Karoo-4 che avevamo in dotazione. A livello ciclistico non è estrema, vanta sospensioni sensibili e progressive, capaci di assorbire bene anche sassi e radici senza perdere stabilità. Chiaro che su strada si soffra di un minimo di beccheggio in più rispetto a modelli dedicati, ma il compromesso è comunque molto buono. Avrei solo voluto un maggior spazio tra le pedane pilota e passeggero, per evitare di dover allargare troppo le gambe quando mi sono trovato a "zampettare" nei tratti di fuoristrada più impegnativo e anche una protezione del serbatoio più morbida nella parte a contatto col pilota, perché è capitato un paio di volte che ci lasciassi le "quaglie"...

A caccia di guai

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Torniamo al nostro bivio e alla scelta di passare dalla "scorciatoia". Ci abbiamo messo poco a capire di non aver fatto la scelta giusta. O forse di averla fatta, dipende dai punti di vista. La strada ha iniziato a salire, con una prima mulattiera molto impegnativa, che ha costretto anche Cervantes a fermarsi. In qualche modo siamo saliti, convinti di aver superato il peggio, che invece doveva ancora venire. Ovviamente la discesa non era certo più semplice e, una volta approcciato il sottobosco, abbiamo iniziato a guidare in mezzo alle fronde degli alberi, mentre il fondo si faceva sempre più fangoso e le pozzanghere sempre più profonde. All'improvviso ci siamo fermati increduli, mentre ci rendevamo conto di quello che avremmo dovuto affrontare. Un albero bello massiccio è caduto per il maltempo, piantandosi proprio in mezzo al sentiero, impedendoci di passare. Abbiamo impiegato diversi minuti prima di capire come poter fare per andare oltre; quello che era chiaro a tutti, però, era che non sarebbe stata una passeggiata. Per fortuna ci ha pensato Cervantes a trovare una soluzione, andando a creare una sorta di "rampa" con una catasta di rami, in modo da scavalcare il tronco nel punto più basso. Questo mentre gli altri cercavano un bypass alternativo dall'altra parte. In un modo o nell'altro e una moto alla volta siamo passati. Ma non era certo finita lì.

Nel ripartire ho deciso di attraversare una pozzanghera, per evitare le moto parcheggiate davanti alla mia. Ho capito subito di non aver avuto una grande idea... La Tiger è quasi scomparsa, risucchiata dal fango. Era talmente impantanata da restare in piedi da sola... (scorri la gallery qui sopra) Unica soluzione, mettere la prima e piantarla a manetta, anche se voleva dire "smerdarsi" completamente; e così è stato. Da lì in poi abbiamo proseguito molto provati, dovendo ancora affrontare fango, tratti di vero e proprio "sapone", guadi profondi e con acqua torba, sentieri appena visibili. Insomma, una figata! A fine giro eravamo contenti di "essere sopravvissuti", ma anche tristi perché l'avventura era terminata (sotto il reel dedicato). Io, per rinfrescarmi e ripulirmi, mi sono persino tuffato nel fiume lì vicino.

Mattia Dodi ha ragione; per cacciarsi così tanto nei pasticci in una presentazione stampa serve coraggio, ma anche una grande convinzione nei propri mezzi, che siano meccanici o umani. Le Triumph Tiger 900 Rally Pro hanno superato alla grande l'esame "estremo" rientrando alla base completamente ricoperte di fango, ma senza neppure un graffio. E poi Cervantes... Che piacere aver condiviso una giornata del genere con un così grande campione, dentro e fuori la moto. Ehi Mattia: quando lo rifacciamo?!

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