![](Elf-GP-e-Endurance-4-Elf-2--84--85/Contenuto/M2?OpenElement)
La
prima Elf 500 da GP è anche l’ultima che vede il contributo di de
Cortanze.
La moto si sviluppa attorno al 3 cilindri Honda RS fasciato lateralmente
da due piastre in magnesio per irrigidire la struttura e usarla come elemento
portante. All’estremità di questi carter si innestano i due
forcelloni
monobraccio.
A differenza della Elf E, che ha i forcelloni sullo stesso lato (il
sinistro)
per facilitare il cambio gomme nelle gare Endurance, sulla
Elf 2 sono speculari (l’anteriore a destra e il posteriore a
sinistra)
per migliorare l’equilibrio giroscopico delle 2 ruote. Entrambi gli
ammortizzatori
sono dei Marzocchi collocati sotto il motore che lavorano in trazione
anziché
in compressione.
![](Elf-GP-e-Endurance-4-Elf-2--84--85/Contenuto/M3?OpenElement)
Al
posto del serbatoio,
sopra il motore viene posizionato il radiatore
dell’acqua, mentre il serbatoio vero e proprio è costituito da due
sacche
laterali montate fra il radiatore e la carena. Nuovo anche il sistema
di sterzo, sempre indiretto di tipo automobilistico, ma con un inquietante
colpo d’occhio: i due semimanubri spuntano ai lati del radiatore e si
innestano direttamente nel giunto dello sterzo comandante il tirante che
fa girare la ruota. Ridottissimo l’angolo di sterzo.
Anche sulla
Elf
2 vengono mantenuti i freni a disco in carbonio e i forcelloni in magnesio.
La
moto, soprannominata dalla stampa transalpina “Black Bird”
come il
celebre aereo spia americano, non partecipa ad alcun GP. Spietato il giudizio
di Le Liard: troppo duro e poco reattivo lo sterzo, le sospensioni lavorano
male e la moto, nel complesso, non è affatto maneggevole.