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MotoGP Barcellona - la Grande Illusione di Raul Fernandez

Dopo due stagioni avare di risultati, arriva la gara della vita... ma dura poco. Eppure, in quei pochi minuti, guardandolo, veniva in mente ogni genere di pensiero

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Raul Fernandez vincerà il Mondiale? Sì, se dovesse fare tutti i giri da qui alla fine come i due che ha fatto in testa a Barcellona.

Prima di iniziare a parlare del GP di Catalunya, devo tirare fuori una questione che mi si è posta lo scorso week end, quando stavo affrontando il percorso della 1000 Sassi, manifestazione adventouring che girava intorno ad Orvieto. Laggiù c'era qualche polline che mi stava indigesto, per cui ho passato il tempo a starnutire. Quando ciò accade in moto, è un problema, perché chiudi gli occhi e non sai bene dove stai andando, Dura un attimo, per cui non sono finito in alcun fosso, ma mi domandavo: i piloti della MotoGP non starnutano? In un mondo che si basa sui centesimi di secondo, dove pieghi a 60° a un millimetro da chi ti precede, uno starnuto potrebbe essere letale. Anni fa un nostro collaboratore centrò un muro arrivando lungo in curva e disse che la colpa era stata di uno starnuto. Ma non stava staccando dai 340 km/h. Quindi: 'sti piloti starnutano o no? Detto ciò, parliamo di Raul Fernandez.

Un amico non ha visto la gara Sprint e mi domandava come fosse andata. "Non hai idea di chi, a un certo punto, ha staccato tutti, dopo essere partito in prima fila" gli ho detto. Non ci arrivava. E poi, quando gliel'ho detto, non ci credeva. Però è quello che è successo: il 23enne spagnolo ha conquistato la sua prima fila in MotoGP e poi, in gara, è andato in fuga. In due giri ha accumulato un distacco notevole. Fino a qui, lui in MotoGP non si era praticamente mai messo in luce.

Una carriera strana

Ripensando alla sua carriera, veniva da dire che fosse stato un errore portarlo nella massima categoria. Ripercorriamola: nel 2016, a 16 anni, debutta in Moto3 all'ultimo GP dell'anno, quello di Valencia, come wild card e si piazza undicesimo, niente male. Nelle due stagioni successive corre solo sette volte, sempre come wild card e centra due top ten. Nel 2019 fa la sua prima stagione completa ma non è un granché. Il suo miglior piazzamento è un quinto posto e termina al 21° della classifica finale. Nel 2020 si sblocca: arriva il primo podio, poi vince due volte prima di interrompere la stagione in anticipo. A quel punto il team KTM Ajo decide di promuoverlo in Moto2 ed è lì che esplode, perché pur non avendo esperienza vince 8 gare e rischia di vincere il titolo iridato al primo tentativo, impresa non riuscita neanche a Marquez ed Acosta. Questo "sbilanciamento" di carriera fa sì che KTM veda in lui una futura star della MotoGP e così lo ingaggia nel team satellite, insieme a Remy Gardner, ovvero colui che ha vinto il titolo Moto2 nel 2021. Ma le cose non vanno bene per entrambi, probabilmente per colpa di una moto poco competitiva e poco amichevole per chi non ha esperienza. Come spesso capita, a fine stagione '22 la bruciatalenti KTM prende entrambi e li butta via, senza porsi troppe domande. Remy finisce in Superbike, Raul in Aprilia, dove si spera che possa fare meglio. Lo fa, ma non di troppo, a parte uno splendido quinto posto nell'ultima gara, aiutato anche dalle cadute davanti a lui. Anche quest'anno non ha iniziato col botto, essendo sempre in lotta per entrare nella top ten. Quindi veniva da pensare: "Eh, non è mai stato un fenomeno, a parte il 2020. Non si può prendere uno e portarlo in MotoGP solo perché un anno ha fatto lo splendido". Ma a Barcellona è successo qualcosa: ha ottenuto la prima fila in prova e in gara, come stavo raccontando, ha staccato tutti nell'arco di due giri. Un po' tipo Di Giannantonio l'anno scorso. Così pensavo: "Ma sì, in fondo è sempre stato un fenomeno, altrimenti non potrebbe avere debuttato in Moto2 con 8 vittorie". La verità, come ho detto altre volte, è che questi sono tutti degli extraterrestri, che vivono una realtà parallela alla nostra, dove le velocità altissime sono la condizione naturale e dove i decimi di secondo sono attimi eterni, che dividono il fuoriclasse dal brocco. Ma brocco nel loro mondo, non nel nostro. Per cui può succedere che un Fernandez possa migliorare di un decimo di secondo il modo di fare le curve e a passare così dalle stalle alle stelle.

Questo stato di grazia è però durato due giri, perché poi si è steso...

A quel punto tornano i pensieri denigratori: "Ma sì, son tutti capaci di guidare alla morte per due giri prima di schiantarsi, evidentemente la MotoGP non è il suo pane"... Poi penso: ma io chi sono per dire 'ste cose? La domenica, partendo sempre dalla prima fila, Raul è stato meno focoso ed ha concluso sesto, che è un ottimo risultato, visto il livello di chi corre in MotoGP. Adesso bisogna vedere se questo è un punto di partenza per una nuova fase della sua carriera o se è soltanto un exploit isolato. Restando in Casa Aprilia, è la stessa cosa che viene da domandarsi riguardo a Maverick Viñales che, dopo avere rotto il tabù vincendo la sua prima gara con la moto veneta, non s'è più ripetuto, neanche su una pista favorevole alle Aprilia (tanto che Espargarò, per festeggiare il suo addio alle competizioni, ha vinto la Sprint). Maverick ha lamentato scarso grip in entrambe le gare e per entrambe le ruote, eppure i suoi due compagni volavano (ce ne sarebbe un terzo, Oliveria, ma non ricordo una sola buona gara di questo sull'Aprilia, a parte la prima Sprint del 2023).

Espargarò è alla quinta vittoria in carriera in MotoGP, la terza tra le Sprint. A Barcellona ha vinto gestendo la gomma posteriore e aspettando che, davanti a lui, cadessero in tre: Fernandez, Binder e Bagnaia. A suo dire, e gli crediamo ciecamente, Barcellona è un circuito che impone di gestire la gara, non si può andare al limite dall'inizio alla fine.

Il che ci porta a parlare di Pecco Bagnaia, perché questo week end è stato il simbolo del suo modo di correre i campionati: nessuno è come lui. Ovvero uno che commette cappelle, tipo la caduta del sabato durante l'ultimo giro senza che capisca perché ("Stavo andando più piano che nel giro precedente") e che poi rimedia vincendo, ma da tattico, non da dominatore. Vuol dire che lui, subito dopo una batosta, in gara è lucido e ragionatore. Vede davanti a lui Martin e Acosta che fanno fuoco e fiamme e, anziché farsi prendere dalla foga di batterli, se ne sta buono in terza posizione, aspettando sul fiume il loro cadavere. Perché le gomme si usurano e, anche se non cadono, quelli che lo precedono a un certo punto perdono grip: il nostro lo sa e li fotte. E Martin, che guida come un diavolo, ci casca ancora, in questo 2024 dove sta comunque dominando. Di sicuro è più forte quest'anno che nel 2023, il che è tutto dire. Vincerà lui il titolo? Se Bagnaia non la smetterà di fare cappelle, sì.

Che palle, 'sto mercato

Dico ciò perché ornai è diventata la prassi che, prima ancora che il Campionato sia arrivato a metà, già si parli degli ingaggi dell'anno successivo. Certo, è sempre interessante e divertente assistere ai cambi di casacca e ai nuovi arrivi, così come parlare al bar di cosa potrebbe fare Tizio se passasse alla moto di Caio. Ma sembra quasi che gli ingaggi siano più interessanti delle gare stesse! Di questo passo si finirà per annunciare il cambio di casacca di un pilota prima ancora che inizi la stagione precedente. Sembra una battuta, ma questa cosa è già successa ad Alex Marquez: prima ancora che iniziasse il Campionato 2020, lui sapeva già che nel 2021 sarebbe passato dal team Honda HRC ufficiale a quello privato. Immaginate la motivazione che un pilota può avere in questi casi... Al momento ci sono tre piloti in lizza per un posto nel team Ducati Lenovo ufficiale: sono Enea Bastianini, Jorge Martin e Marc Marquez. Pecco Bagnaia dice che preferirebbe avere Enea e lo capiamo, è chiaro che non gli piace l'idea di due galli nello stesso pollaio. Ma sembra che Bastianini emigrerà in Aprilia per prendere il posto di Aleix Espargarò e il suo posto lo prenderà Martin, mentre il team Pramac dovrebbe cambiare entrambi i piloti: Marc Marquez e Fermìn Aldeguer, che l'anno scorso s'è vinto tutte e quattro le ultime gare in Moto2 (ma quest'anno ne ha vinta solo una). Franco Morbidelli finirà sul mercato, aggiungendosi a Joan Mir, che non ne può più di correre con le Honda. Questi due potrebbero fare a botte per salire sulla Ducati Gresini di Marc Marquez, mentre Jack Miller potrebbe prendere il posto di Mir, completando così la discesa negli inferi iniziata quando ha perso lo status di pilota ufficiale Ducati. Che peccato, Jackass è uno dei piloti più veri della MotoGP.

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