Quella di Mamola, a Jarama (Spagna) nel 1980, fu vera gloria. Salatino, invece, si trovò nel posto giusto al momento giusto: il GP d’Argentina era l’ultimo della stagione, il titolo era già stato assegnato, la trasferta era costosa e i premi in palio modesti. Morale, alla gara si iscrissero in 12, di cui 10 sudamericani e due europei. Al traguardo arrivarono soltanto in sei: tre argentini, due cileni e un uruguaiano. Vinse Benedicto Caldarella, su una Matchless, in volata su Juan Salatino (Norton). Il nostro Eduardo arrivò terzo, ma staccato di ben un minuto. Cosa tutto sommato dignitosa, se pensiamo che il quarto giunse staccato di cinque giri e gli altri due addirittura di sette giri… Invece, la classe 250 venne vinta dall’inglese Arthur Wheeler (Moto Guzzi) che, avendo più di 46 anni, batté il record di vincitore più vecchio.
Nella classifica dei più giovani sul podio della classe regina, in quarta posizione, alle spalle di Acosta, c’è Norifumi Abe (20 anni, 10 giorni), seguito da Marc Marquez (20 anni, 49 giorni), Fabio Quartararo (20 anni, 57 giorni) e Mike Hailwood (20 anni, 77 giorni). Va però detto che Marquez detiene ancora oggi il record di più giovane vincitore di un GP di sempre, a 20 anni e 63 giorni (seguito da Spencer, Abe, Pedrosa e Mamola, tutti ventenni), per cui Pedro ha a disposizione ancora otto GP per infrangere quel record.
Acosta, a Portimao, ci ha lasciati a bocca aperta. Da spettatore, mi piacciono quelli con la guida zozza, con la moto che derapa, saltella, si scompone. Io non mi perdevo una gara in tv già negli anni Ottanta e ricordo bene come diavolo guidasse Kevin Schwantz. Pedro mi ricorda anche Norifumi Abe quando debuttò in 500 e andò a superare proprio Schwantz. Successe quella cosa lì: era giovanissimo e di talento, era al debutto, aveva il minimo altissimo e gli ormoni in circolo. Fece una gara pazzesca, ma poi finì a terra. Icaro era andato troppo vicino al Sole.
Acosta no, non è caduto. E c’è un particolare che trovo agghiacciante.