Un po’ mountain bike elettrica, ma più matura. Un po’ moto da trial, ma più leggera, compatta, maneggevole. La Oset TXP 24 si posiziona in una non meglio definita categoria che mira ad essere l’anello di congiunzione fra il mondo moto e quello bici. Si tratta di un ibrido nel senso puro del termine, perché amalgama i punti di forza di una e dell’altra categoria di veicoli, dando vita a un mezzo perfetto per affrontare il fuoristrada (anche impegnativo) con la leggerezza dei suoi 49 kg.
Saliti in sella ci si sente un po’ rannicchiati, le dimensioni sono davvero molto compatte e la distanza sella-pedane non è certo di quelle generose. Un aspetto però secondario, perché come dicevamo la TXP nasce dal concetto di una moto trial, e quindi va guidata in piedi sulle pedane. Pedane posizionate leggermente più arretrate rispetto ad una moto da fuoristrada tradizionale, portando ad avere busto e braccia ruotati in avanti, a impugnare il manubrio che ricorda molto quello di una mountain bike, ma leggermente meno largo. Una triangolazione efficace nel caricare l’avantreno, ma il peso gravante sui polsi si traduce in un affaticamento significativo di questi e della zona del collo dopo alcuni km.
Sollevando il cavalletto la prima impressione è quella di avere a che fare con un mezzo nato per far divertire.
La ciclistica è molto comunicativa, a ogni minimo spostamento del busto, pressione su una pedana o azione sullo sterzo si ottiene una reazione molto diretta del comando, alla quale è necessario abituarsi così come all’erogazione e alla risposta del comando del gas. Esso anche nel settaggio più morbido risulta molto diretto, tanto da alleggerire considerevolmente l’avantreno se si sta guidando seduti, per poi farlo puntare al cielo nelle regolazioni più dirette nella risposta.
Il peso contenuto garantisce poi il pieno controllo del mezzo anche in situazioni scomode, permettendo di affrontare salite anche abbastanza impegnative e il superamento di ostacoli, affidandosi alla potenza e alla coppia del motore elettrico.
Con lei abbiamo fatto cose che con una specialistica da enduro o da trial avrebbero richiesto sforzi e competenze ben maggiori. Il motore elettrico da 1,6 kW ha mostrato una notevole autonomia: dopo circa tre ore di utilizzo mediamente intensivo con un dislivello di circa 1.200 metri siamo rientrati dal test con oltre il 30% di autonomia residua. È capitato, vista anche la giornata piuttosto calda, che nelle salite più "scassate" (nelle quali si chiede tanta potenza) che il motore andasse in protezione, azione che viene comunicata attraverso un cicalino e un lampeggio sul pannello di bordo. È sufficiente però fermarsi pochi secondi spegnendo il motore per farlo tornare attivo nella corretta temperatura di esercizio.
Le sospensioni, più simili per dimensione e tipologia a quelli di una bici da downhill, si sono dimostrate all’altezza della situazione, copiando discretamente le sconnessioni sia del terreno sia dei tratti rocciosi che abbiamo affrontato. Bene anche i freni, modulabili e potenti quanto basta per arrestare la Oset anche in discesa. In questa situazione avremmo preferito delle pedane meno arretrate, e un manubrio leggermente più largo.