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Prova OSET TXP-24: come va, pregi e difetti

Abbiamo guidato la Oset TXP-24, un mezzo che si pone come anello di giunzione fra il mondo moto trial e le mountain bike elettriche. Nata in America nel 2004, Oset è sotto l'ala di Triumph dal 2022 e vanta quattro modelli nella propria gamma, due dedicati ai bimbi, e due agli adolescenti, di cui la TXP-24 ne è l'ammiraglia. Ecco le nostre impressioni di guida

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Oset TXP-24

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La storia di Oset risale al 2004 quando a Ian Smith, padre di Oliver, venne l'idea di mettersi al lavoro per realizzare un modello di moto che fosse adatto per il proprio figlio di tre anni. L'americano partì con il progetto fissando come obiettivo parametri quali la sicurezza, la leggerezza, le dimensioni contenute e la facilità di guida. Individuati i punti chiave che hanno definito il concept di progetto, Ian si mise al lavoro e diede vita al primo prototipo.

Successivamente Ian fondò il marchio OSET, acronimo di Oliver Smith Electric Trial, e nel 2022 il brand è stato acquistato da Triumph, che può proporre una gamma composta da quattro modelli: le mini trial 16R e 12.5 R e le due enduro-trial TXP 20 e TXP 24 della nostra prova.

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Oset TXP-24

Si tratta del modello di spicco della gamma, il più prestazionale, dedicato ad un’utenza che vuole imparare la guida in offroad potendo sfruttare un mezzo accessibile, ma anche a chi è in cerca di un vero e proprio giocattolo per divertirsi senza troppi pensieri. La TXP24 nasce su un telaio tubolare in acciaio al cui interno è racchiuso il motore, un'unità elettrica brushless da 1,6 kW di potenza. Le funzionalità di quest'ultimo si comandano attraverso una sorta di dashboard dal quale è possibile regolare la potenza, la velocità massima e la risposta dell’acceleratore su quattro differenti livelli di intervento.

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Questi sono protetti da un pin, necessario per poter sbloccare il pannello di controllo e modificare le regolazioni sopracitate. Una procedura che farà storcere il naso ai più pigri, ma scongiura involontarie modifiche durante la marcia, che potrebbero tradursi in involontarie capriole se si regola -senza accorgersene- l’acceleratore al quarto livello, In cima al pannello sono presenti il tasto di accensione e due spie, una che indica il surriscaldamento del motore e una dedicata agli errori. Infine viene raffigurata una batteria che indica lo stato di carica del mezzo. Essa è una unità agli ioni di litio da 50,4 V con 28 Ah di capacità. Le quote ciclistiche ci svelano, come è già intuibile dalle foto, un mezzo super agile, con un interasse di soli di 1220 mm e un peso di 48,1 kg in configurazione trial, quindi senza sella, che cresce a 49,2 kg se si sceglie la configurazione xplore della nostra prova, dotata di sellino. Così come il telaio, il forcellone bibraccio è in acciaio e lavora con un monoammortizzatore ad aria regolabile in compressione e ritorno. All’avantreno la forcella pluriregolabile è anch’essa ad aria, ed è completamente regolabile. L’escursione concessa ad entrambe le ruote è di 160 mm. Prodotti da Oset freni e penumatici: i primi sono a disco, 200 mm l’anteriore e 180 mm il posteriore, entrambi morsi da pinze a quattro pistonicini. Di tipo più trialistico i pneumatici, di sezione contenuta e con tasselli non particolarmente scolpiti, montati su cerchi 19”-16”.

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Un po’ mountain bike elettrica, ma più matura. Un po’ moto da trial, ma più leggera, compatta, maneggevole. La Oset TXP 24 si posiziona in una non meglio definita categoria che mira ad essere l’anello di congiunzione fra il mondo moto e quello bici. Si tratta di un ibrido nel senso puro del termine, perché amalgama i punti di forza di una e dell’altra categoria di veicoli, dando vita a un mezzo perfetto per affrontare il fuoristrada (anche impegnativo) con la leggerezza dei suoi 49 kg.

Saliti in sella ci si sente un po’ rannicchiati, le dimensioni sono davvero molto compatte e la distanza sella-pedane non è certo di quelle generose. Un aspetto però secondario, perché come dicevamo la TXP nasce dal concetto di una moto trial, e quindi va guidata in piedi sulle pedane. Pedane posizionate leggermente più arretrate rispetto ad una moto da fuoristrada tradizionale, portando ad avere busto e braccia ruotati in avanti, a impugnare il manubrio che ricorda molto quello di una mountain bike, ma leggermente meno largo. Una triangolazione efficace nel caricare l’avantreno, ma il peso gravante sui polsi si traduce in un affaticamento significativo di questi e della zona del collo dopo alcuni km.

Sollevando il cavalletto la prima impressione è quella di avere a che fare con un mezzo nato per far divertire.

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Oset TXP-24

La ciclistica è molto comunicativa, a ogni minimo spostamento del busto, pressione su una pedana o azione sullo sterzo si ottiene una reazione molto diretta del comando, alla quale è necessario abituarsi così come all’erogazione e alla risposta del comando del gas. Esso anche nel settaggio più morbido risulta molto diretto, tanto da alleggerire considerevolmente l’avantreno se si sta guidando seduti, per poi farlo puntare al cielo nelle regolazioni più dirette nella risposta.

Il peso contenuto garantisce poi il pieno controllo del mezzo anche in situazioni scomode, permettendo di affrontare salite anche abbastanza impegnative e il superamento di ostacoli, affidandosi alla potenza e alla coppia del motore elettrico.

Con lei abbiamo fatto cose che con una specialistica da enduro o da trial avrebbero richiesto sforzi e competenze ben maggiori. Il motore elettrico da 1,6 kW ha mostrato una notevole autonomia: dopo circa tre ore di utilizzo mediamente intensivo con un dislivello di circa 1.200 metri siamo rientrati dal test con oltre il 30% di autonomia residua. È capitato, vista anche la giornata piuttosto calda, che nelle salite più "scassate" (nelle quali si chiede tanta potenza) che il motore andasse in protezione, azione che viene comunicata attraverso un cicalino e un lampeggio sul pannello di bordo. È sufficiente però fermarsi pochi secondi spegnendo il motore per farlo tornare attivo nella corretta temperatura di esercizio.

Le sospensioni, più simili per dimensione e tipologia a quelli di una bici da downhill, si sono dimostrate all’altezza della situazione, copiando discretamente le sconnessioni sia del terreno sia dei tratti rocciosi che abbiamo affrontato. Bene anche i freni, modulabili e potenti quanto basta per arrestare la Oset anche in discesa. In questa situazione avremmo preferito delle pedane meno arretrate, e un manubrio leggermente più largo.

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