Il processo di sviluppo ha sempre come riferimento la sicurezza di funzionamento e di durata dello pneumatico e di conseguenza la sicurezza del pilota. L’avanzamento da uno step all’altro avviene solamente quando la fase precedente è completamente approvata. Seconda tappa della nostra visita è il sito di Les Gravanches, sempre nei dintorni di Clermont-Ferrand. È qui che Michelin concentra la produzione di tutte le slick per le due e le quattro ruote e delle gomme destinate alle supercar. Si lavora su tre turni per 360 giorni all’anno per produrre 1,5 milioni di pneumatici di altissime prestazioni.
Anche qui cellulari e foto sono vietati per motivi di riservatezza sulle tecnologie produttive adottate. Piero Taramasso, responsabile Michelin per la MotoGP, in nostra compagnia durante la visita spiega che: “Ogni anno Michelin sforna circa 20.000 pneumatici MotoGP tra slick e rain, utilizzati in gare e nei test. Ad ogni week end di gara sono circa 1.200 le gomme che rendiamo disponibili e di queste circa la metà viene utilizzata. È uno sforzo logistico notevole, senza contare le attuali minacce da parte degli Houthi nel Mar Rosso che ci hanno costretto a spedizioni aeree invece che via nave, con un bell’aggravio di costi”.
Ma veniamo alla produzione: si inizia dai test di controllo e accettazione dei tre componenti utilizzati: gomme di differenti mescole, inserti metallici e fibre tessili. La gomma, prodotta a Clermont-Ferrand, arriva in fogli e viene trasformata in lunghi nastri avvolti in bobine che poi vengono trasferite al reparto, super riservato, dove il pneumatico prende forma. Il divieto di scattare foto è assoluto, possiamo solamente descrivere il processo, completamente automatizzato, per la costruzione della gomma posteriore che, ci spiega Taramasso: “È quella con il maggiore contenuto tecnologico, per via delle sollecitazioni che deve gestire. Per l’anteriore, prodotta in un altro reparto, ci sono ancora alcuni interventi manuali che elimineremo dall’anno prossimo con il rilascio del nuovo pneumatico”.
La cella di lavoro inizia con lo stampare su una apposita sagoma la “ciambella” toroidale dello pneumatico. Su questa forma alcuni bracci posizionano le fibre tessili di rinforzo, in direzione longitudinale, radiale e incrociata intervallate da strati di gomma. Disposizione delle fibre tessili e mescole dottate permettono di ottenere le diverse caratteristiche di rigidità della carcassa. Conclusa la fase di deposizione delle fibre, si dispone il ”battistrada” cioè la parte più esterna che può essere di mescole più o meno dure e poi lo pneumatico passa nello stampo di vulcanizzazione da cui esce finito. Lo stampo è unico per tutte le tipologie di slick, le rain ne utilizzano invece uno dedicato per via del profilo leggermente diverso e della presenza degli intagli. Dopo ben 40 minuti di lavorazione, senza alcun intervento manuale, la gomma posteriore è finita.