Vantaggio principale dell’idrogeno è quello che durante la combustione non emette gas inquinanti, anzi, i residui della combustione di un motore di questo tipo sono in gran maggioranza acqua. Il processo non è però totalmente "pulito", perché crea alcuni ossidi di azoto, ma in quantità infinitesime, e ovviamente non paragonabili ai gas di scarico dei motori alimentati a combustibili fossili.
Tra le problematiche che l’idrogeno comporta c’è quella dello stoccaggio del materiale allo stato gassoso, che richiede un ingente spazio. Kawasaki però ha trovato la soluzione nell'idrogeno liquefatto. Il gas raffreddato a -253 gradi viene ridotto a 1/800 del suo volume rispetto a quando si trova a temperatura ambiente, migliorando notevolmente la sua densità energetica.
Per far funzionare un motore ad idrogeno è necessario però sviluppare una unità motore ad hoc, e Kawasaki ha scelto di utilizzare come base il proprio “quattro in linea sovralimentato” sfruttando così il compressore volumetrico che risulta essenziale su un motore a combustione alimentato a idrogeno. Tuttavia, è necessario progettare un sistema di iniezione diretta di carburante che comprime e incanala l'idrogeno direttamente nella camera di combustione, dopo che le valvole di aspirazione si sono chiuse.
Seppur Kawasaki stia lavorando con costanza e dedizione a questo progetto, la strada da fare è ancora molta, dovendo risolvere problematiche come lo stoccaggio e il rifornimento dell’idrogeno ad una temperatura di 253 gradi sotto zero.
Per ora da Akashi sono arrivate delle proposte, come delle cartucce pre-caricate con l’idrogeno già incorporato che verranno installate, ad esempio, all’interno delle borse ed una volta esaurite si potranno sostituire facilmente. Il programma è di lanciare la moto alimentata a idrogeno nel 2030; in questi anni sarà portato avanti lo sviluppo, ma soprattutto saranno create le infrastrutture per permettere a questa tecnologia di diventare fruibile a tutti.