Per stare alla pari con le moto nate sul lago di Como, perché le quattro cilindri Gilera sono lontane, lontane, in Norton si arriva a imitarne la forma della carenatura, ma con esiti non proprio brillantissimi. Ci vuole poco a dare del “formichiere” alla 350-500 di Ray Amm, grazie a quella estesa protuberanza che supera l’ingombro della ruota anteriore. Lo studio aerodinamico delle carene in leggero lamierino d’alluminio veniva attuato in Norton con mezzi decisamente rudimentali, per non dire empirici.
Ricordate, non ci sono soldi per le corse, così al posto di una meravigliosa galleria del vento come quella della Moto Guzzi (è nata nel 1950 e ha partorito eccellenti e profilate carenature pure dalla forma a “campana”) si ricorre a un semplice ventilatore che muove l’aria lungo la maquette del rivestimento aerodinamico; per verificare il comportamento dei “filetti fluidi” tante striscioline di carta, incollate alla meno peggio, danzano frenetiche per indicare il moto vorticoso e il tratto da modificare per la migliore penetrazione aerodinamica.
Il formichiere si batte nei GP come un leone, ovviamente britannico, grazie all’aiuto di un pilota che arriva dalla Rhodesia, e siamo sempre nei possedimenti di sua Maestà. Ray Amm è un tipo che non molla mai: mostra il massimo al Tourist Trophy del 1953, dove si aggiudica la 350 e la 500; ripete la vittoria nella massima categoria l’anno dopo, in una discussa edizione interrotta in anticipo dai commissari per la pioggia, con Duke e la Gilera 4 cilindri in netto recupero su Amm. Nel 1955, dopo il ritiro della Norton dai GP, si accasa in MV Agusta e le sue prospettive sono brillanti, ma muore a Imola, durante la gara della 350 della Coppa D’Oro Shell, andando a sbattere contro un paletto in ferro, un tipo di incidente comune a tanti altri piloti di quegli anni nefasti.