KTM ha rifatto da zero la 390 Duke per renderla più curata, ricca, completa, invitante. La sua idea è quella di proporre una nuda piccola solo nella cilindrata con contenuti, finiture e appeal a livello di una "media". In questi termini, la missione è certamente riuscita. Che la Dukina catturi l'attenzione come e più di prima è oggettivo: ora ha il monoammortizzatore a vista, un forcellone ancora più caratteristico, un display luminoso e moderno attraverso il quale si gestiscono tra le altre cose launch control, ABS, controllo di trazione. Dove è rimasta "piccola" è nella guida. E per fortuna, aggiungiamo! Addirittura, risulta ancora più maneggevole che in passato crediamo grazie all'importante riduzione di peso garantita dai nuovi cerchi. Ora è davvero un fulmine a infilarsi in curva e cambiare direzione, tanto da suggerire un utilizzo calibrato e composto del corpo. Per curvare basta davvero il più gentile degli inviti e tentare di aiutare l'inserimento utilizzando il peso del corpo è inutile se non controproducente: l'avantreno è per sua natura preciso e reattivo.
Vale un po' lo stesso discorso per la stabilità in piega. È una nuda rigorosa questa nuova 390 e lo è soprattutto quando guidata assecondando il suo fisico scattante con azioni e movimenti dolci. Piccola lo è pure nei volumi (è piacevolmente compatta, snella tra le gambe e bassa di sella) e nel peso percepito: sollevarla dal cavalletto è operazione alla portata della gamba meno muscolosa. Anche, un po', nella triangolazione. Il posizionamento di pedane e manubrio piace perché è una buona via di mezzo tra comfort e sportività, ma diciamo che chi supera il metro e ottanta di altezza avrà la sensazione di essere un po' rannicchiato.
Frena bene - promossa sia per potenza sia per modulabilità -, ha sospensioni ben funzionanti ed è rapida su un bel misto anche al netto di gomme di primo equipaggiamento che convincono più per il grip che per il feeling, sempre abbastanza vago. Il nuovo motore vibra generalmente in modo avvertibile ed è dotato di un cambio eccellente (la "nostra" era equipaggiata con quello elettronico bidirezionale optional) e di una frizione "morbida" e ben modulabile. Ai bassi piace più per la regolarità che per la spinta; ai medi il cambio di passo è netto e la grinta messa in campo fino alla zona rossa è notevole per la cilindrata e all'altezza di andature in assoluto incisive.