Le misure di alesaggio per corsa sono di 107,1 e 100 mm con pistoni in lega leggera con la camera di combustione parzialmente ricavata nel cielo di questi stantuffi, mentre l’albero motore è ottenuto da acciaio da bonifica e forgiato; viste le dimensioni e i notevoli pesi in ballo per tutti i vari componenti dell’imbiellaggio l’albero motore ha tre supporti invece che i soliti due che caratterizzano i motori boxer. La testata è a quattro valvole per cilindro con diametro di 41,2 mm per l’aspirazione e 35 per lo scarico e sono inclinate di 21° in entrata e di 24° in uscita. La distribuzione è ad aste e bilancieri per avere teste dal minore sviluppo laterale per evitare di toccare presto in curva con i due cilindroni da quasi un litro di capienza. Distribuzioni articolate come quella a fasatura variabile degli ultimi boxer 1250 richiedono maggiore spazio mentre questa è davvero ridotta al minimo, oltremodo non c’è un sistema automatico di ripristino del gioco di funzionamento che viene affidato, come un tempo, a una semplice vite e un controdado, proprio come i vecchi boxer. Gli assi a camme sono nella parte superiore del motore e prendono il moto dall’albero a gomiti tramite una catena e due ingranaggi con uno schema che ripete quello del motore della R 5. La lubrificazione ha una parte importante in questo motore perché l’olio serve pure ad eliminare il calore: 4,1 litri è la quantità del lubrificante, praticamente lo stesso volume (4 litri) degli ultimi boxer 1250 e c’è una doppia pompa di mandata e recupero e un grande radiatore davanti al motore. L’alimentazione è ad iniezione con corpo farfallato da 48 mm di diametro e un iniettore piazzato praticamente nel condotto di aspirazione. Insieme ai getti di aria prelevati dalla cassa filtro si combina un effetto “vortice” nella testata che migliora la combustione, quindi abbassa l’inquinamento (siamo in regime di Euro 5) e diminuisce i consumi (dichiarati in 5-6 litri di carburante per 100 km). Anche il reparto trasmissione è diverso dagli altri schemi che troviamo nei nuovi boxer perché la frizione è a secco, con un solo disco abbinato a un grande volano e unito a un sistema di controllo in scalata: una specie di dispositivo antisaltellamento che minimizza le reazioni della trasmissione finale ad albero. Il cambio a sei marce ha anche quattro assi per abbassare l’uscita della trasmissione e dispone (in optional) della retromarcia. Il risultato di questo notevole lavoro è un propulsore boxer che eroga la potenza di 91 CV (67 kW) a 4.750 giri/ min e una notevole coppia massima di 158 Nm a 3.000 giri/min, ma a 2.000 giri abbiamo già 150 Nm. Non ci sono contralberi per abbattere le vibrazioni, lo schema boxer per sua stessa costruzione minimizza il problema, anzi gli ingegneri tedeschi hanno insistito nel dire che il motore è “vivo” e che le sue pulsazioni sono delle sane e belle “good vibration”.