Via allora, accompagnati dal caratteristico brontolio del 4 cilindri giapponese come sottofondo. Bastano pochi metri per ritrovarla come l'avevamo lasciata, facilissima da condurre e intuitiva come poche altre. Anzi c'è di più. L'ipotetico filo di connessione uomo/macchina si è fatto ancora più diretto per il maggior rigore delle sospensioni, punto debole delle Hornet precedenti.
È nella guida sportiva, infatti, che si apprezzano maggiormente i benefici del nuovo setup delle sospensioni. Alla proverbiale maneggevolezza si aggiunge ora una confortante precisione di guida che non scema con il salire del ritmo. Gli ingressi in curva sono ancora più decisi, quasi fulminei, ben supportati dal sostegno offerto dalla forcella che digerisce senza problemi anche le staccate più decise.
Il mono posteriore non è così a punto, anch'esso più rigido ma poco frenato in estensione, ma lo preferiamo comunque alla precedente unità, davvero troppo soft. Solo in occasione di asperità particolarmente marcate, o ripetute in rapida successione, abbiamo avvertito la tendenza del retrotreno a "rimbalzare", fenomeno che scompare diminuendo il precarico molla o viaggiando in coppia.
Il resto è divertimento puro, basta portare la Hornet 600 su un percorso misto per capire le ragioni del suo successo. Frenata, ingresso, piega… tutto facile, naturale, senza sforzo fisico o mentale. Una volta raggiunta la corda non si avverte la benché minima tendenza ad allargare la traiettoria, e poi basta accennare a invertire la piega che lei ha cambiato direzione, rapida ma non brusca. Aiutano i pneumatici Michelin Pilot Road S, sviluppati espressamente per questa moto, dotati di un buon grip e un profilo non esasperato che li rende anche fluidi e progressivi nelle reazioni. Insomma, il punto forte della Hornet 600, se possibile ancor più che in passato, è la naturalezza con la quale si lascia condurre, sia che si vada a spasso sia che si voglia soddisfare qualche "prurito" sportivo.
È la sua doppia anima, evidente anche per le doti del 4 cilindri Honda che sa veramente essere Dr. Jeckill e Mr. Hyde al tempo stesso. In questa versione ha ricevuto modifiche sia all'aspirazione che allo scarico, ora catalizzato e conforme alle normative Euro 2, che lo hanno reso ancora più fluido ed "ecologico" senza fargli perdere la proverbiale grinta.
Anche se al banco abbiamo rilevato circa 2 CV in meno, gli 83,49 CV misurati alla ruota confermano la Hornet 600 tra le migliori della categoria.
Rispetto al passato, il propulsore Honda ci è sembrato più dolce all'attacco del gas, oltre ad essere molto fluido e regolare a qualsiasi regime. Può viaggiare senza problemi a 2.000 giri in sesta, regime dal quale la ripresa, pur non esaltante, è costante e senza incertezze.
Vivace e brioso già intorno ai 5-6.000 giri/min, è dopo quota 8.000 che mette in mostra i muscoli. La tonalità dello scarico, da bassa e cupa, si trasforma in un sibilo da turbina che accompagna la scalata del contagiri verso i 13.000 giri della zona rossa. Non è necessario arrivare a tanto però, tra i 4.000 e i 10.000 giri c'è n'e abbastanza da soddisfare chiunque nell'uso su strada.
Confortanti anche i consumi. Su strade extraurbane si arriva facilmente ai 17-18 km/l, che uniti alla maggiore capacità del serbatoio garantiscono una discreta autonomia. Le note negative sono quindi davvero poche.
A regimi medio-alti sono avvertibili vibrazioni alle pedane e tra sella e serbatoio, oppure al manubrio nei tratti lenti caratterizzati da frequenti chiudi-apri del gas.
Nelle partenze da fermo la frizione non si è dimostrata un mostro di precisione allo stacco, mentre nei trasferimenti autostradali, sopra i 120-130 km/h, si soffre per la mancanza di protezione aerodinamica. Per chi vuole vi è un’ampia scelta di cupolini aftermarket, oltre a quello proposto dalla stessa Honda. Il resto difficilmente mostra il fianco a critiche.
Ottimo il rendimento del cambio, morbido e preciso, così come ci sembra adeguato anche l'impianto frenante pur se non presenta novità rispetto al passato. La sospensione posteriore più tonica, invece, ha reso la Hornet 600 decisamente più godibile nell'uso in coppia, anche perché il passeggero può contare sul particolare disegno della porzione di sella a lui destinata, rialzata nella parte anteriore che ne evita lo scivolamento in frenata.
Quattro i colori a disposizione: oltre al bianco, i classici nero e blu, ai quali si aggiunge un nuovo grigio metallizzato. Esce di scena, purtroppo, il giallo. Più ricco anche il listino degli optional tra i quali segnaliamo il cavalletto centrale e le manopole riscaldabili.